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Bersani sulla riforma del lavoro aveva dato dei matti al Colle e a Monti

Segretario Pd: "Non bisogna toccarlo. Premier lo capirà, altrimenti...". Così sconfessa anche l'amico Napolitano. E il partito è già spaccato

Andrea Tempestini
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Pierluigi Bersani abbraccia Susanna Camusso e ne sposa le posizioni. Come la segretaria della Cgil, il leader del Partito Democratico si mette di traverso a Mario Monti a cui indirizza un messaggio ben preciso. "Toccare l'articolo 18? E' roba da matti", taglia corto Bersani parlando del mercato del lavoro. Il governo, ha aggiunto minaccioso, "lo capirà, lo dovrà capire, altrimenti...". Il segretario, insomma, dà del matto sia al premier sia a Giorgio Napolitano, che ha difeso senza esitazioni l'operato del Professore di Varese. Pd spaccato - Ma il problema vero, per Bersani, è che all'interno del suo stesso partito le posizioni relative alla riforma dell'articolo 18 sono le più disparate, tanto che le modifiche che il premier Monti vorrebbe apportare alla legge che impedisce il licenziamento senza giusta causa rispecchiano in gran parte quelle proposte da Piero Ichino, giuslavorista del Partito Democratico. Così Bersani si trova nella difficile posizione di dover convincere la sua creatura politica ad avere una posizione univoca. Oltra ad Ichino, anche il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ha espresso la sua posizione in netto contrasto con quella del segretario: "Non si tratta di togliere diritti a chi un lavoro già ce l'ha, ma di garantire a chi è fuori dal mercato del lavoro, da qui in avanti, un diritto del lavoro capace di coniugare la massima flessibilità per le aziende, con il massimo possibile di sicurezza economica e professionale" Schifani e Napolitano - Sul tema caldo di questi giorni è intervenuto anche il persidente del Senato, Renato Schifani, che ha espresso l'auspicio che sull'articolo 18 "si possa intervenire con un ddl organico, garantendo naturalmente un canale privilegiato ma senza ricorrere alla decretazione d'urgenza, proprio per evitare uno scontro sociale che non vuole il Parlamento, né certamente il governo". In precedenza, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva chiesto che sul tema "si discuta senza rigide pregiudiziali".   

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