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Crisi, anche il Senato si taglia ma soltanto dello 0,5 per cento

Clima di sacrifici, Palazzo Madama annuncia la revisione dei conti; risparmi per 3,6 milioni di euro. Su un conto totale di 700...

Giulio Bucchi
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Tre milioni e 600mila euro in un anno. Eccoli i risparmi del Senato grazie alla procedura dello “spending review”, la revisione della spesa avviata all'inizio dell'estate, su gare e contratti d'appalto. Pochino, su un bilancio di circa settecento milioni. «L'attuale difficile congiuntura economica che il nostro Paese sta attraversando impone al Senato di rivedere gli standard dei servizi erogati dall'amministrazione», spiega Renato Schifani, presidente di Palazzo Madama. Intanto una trentina di camerieri del ristorante ieri pomeriggio si sono barricati per protestare contro le nove lettere di licenziamento arrivate a carico di alcuni componenti del personale (sei camerieri, due cuochi e un tabaccaio). Un ridimensionamento dell'organico propedeutico alla chiusura del locale, con i senatori che prima o poi, se vorranno mangiare al Senato, dovranno mettersi in fila in mensa insieme ai dipendenti di Palazzo Madama. Del resto da agosto, quando i prezzi sono triplicati, il ristorante è spesso deserto. Tagli alla carta - Per risparmiare, il Senato ha revocato la gara in corso per l'appalto dei servizi di manutenzione dell'area edile-impiantistica e per l'approvvigionamento energetico. Indetta una nuova selezione, ma con una riduzione dell'importo a base d'asta di circa il 20%, per l'appalto dei servizi di manutenzione. La stessa cosa è avvenuta per la fornitura di energia, con una riduzione prevista pari al 20% delle spese complessive per elettricità e gas (400mila euro in meno sulla bolletta). Sul tema, inoltre, è stato dato mandato ai senatori questori di «porre in essere tutte le iniziative volte a migliorare l'efficienza energetica». Nei prossimi mesi, infine, il Senato abbandonerà la «stampa tipografica degli atti parlamentari con il passaggio alla disponibilità on line e riproduzione su carta esclusivamente secondo il criterio del print on demand». Insomma, a Palazzo Madama le stampanti funzioneranno solo su richiesta dei senatori. Entro il 2012, infatti, è prevista una riduzione dei volumi su carta dagli attuali 80 milioni di pagine a meno di 20 milioni, con un costo complessivo che passerà da 2,6 milioni a 700mila euro all'anno.

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