Pisapia e l'Ecopass ladrone spara anche sulla Croce Rossa
Si nasconde dietro la balla dell'ambiente per metter le mani in tasca pure ai volontari Cri: tassa da 5 euro anche per loro
In nome dei referendum ambientalisti - la foglia di fico dietro cui si nasconde per giustificare il dazio da 5 euro per la circolazione in città - la giunta Pisapia colpisce pure la Croce Rossa. La Cri non ha infatti ottenuto quei 10 permessi alla settimana per consentire ai propri volontari - di cui avrebbe fornito il numero di targa - di recarsi in via Caradosso senza dover pagare l'ingresso in centro. La delibera comunale esenta dal dazio di 5 euro le associazioni riconosciute dal Comune, ma la Croce rossa come ente pubblico non rientra tra questi. Così, fatto salvo il servizio ambulanze - le ambulanze in sé sono ovviamente esenti dal dazio, il loro comando si trova in via Pucci, poco fuori dall'Area C, e quindi il volontario che si reca con la propria vettura non paga (non perché esentato, semplicemente perché non tenuto) - i volontari della Cri per svolgere la propria opera, per la quale non hanno retribuzione, rischiano addirittura di rimetterci. Di rimetterci quei 5 euro ai quali sono tenuti per entrare in centro quando svolgano attività diversa dal servizio ambulanze, «come ad esempio - dice il commissario lombardo della Cri Maurizio Gussoni - le lezioni per apprendere le tecniche di disostruzione pediatrica (le manovre anti-soffocamento per salvare la vita a neonati e bambini prima dell'arrivo dell'ambulanza), poi insegnate alla cittadinanza durante specifici incontri aperti a tutti». «Non più di 50 euro alla settimana, una cifra ridicola» il costo dei 10 permessi chiesti da Gussoni, la Cri - i cui volontari «coprono in Lombardia il 30% delle emergenze 24 ore su 24» - non ha avuto alcun risconto da Palazzo Marino e ora medita un gesto dimostrativo di protesta. «Il Comune e l'assessore alla Viabilità, Pierfrancesco Maran, non hanno accolto le esigenze della Cri. Quest'ultimo, poi, non ha nemmeno avuto l'educazione di richiamare al telefono - sottolinea Gussoni - Pertanto in assenza di un'opportuna risposta da Palazzo Marino, dal 16 gennaio sospenderò tutti i corsi». Area C peraltro è stata sconfessata come esempio di ciò che non serve per l'aria anche dal ministro dell'Ambiente Corrado Clini, ancor prima di discutere di smog al Pirellone con le Regioni del Nord. «È poco efficace chiudere il centro delle grandi città se il traffico si congestiona alla loro cintura e i veicoli si fermano appena prima. L'inquinamento purtroppo non conosce limiti amministrativi». Come dire che il provvedimento della giunta Pisapia è inutile da un lato perché perché troppo limitato - riguarda solo una porzione di Milano, nella cui area metropolitana è stato calcolato gravitino 4,5 milioni di persone - dall'altro perché «l'ecotassa potrebbe essere una soluzione nel momento in cui avessimo una tassa di scopo» cioé «finalizzata alla gestione delle tematiche ambientali». Ma finalizzata all'ambiente, in quanto calibrato sulle emissioni del singolo veicolo, era la misura morattiana in via di archiviazione, non certo la flat tax - 5 euro quale che sia l'autoo - prevista dalla giunta arancione per il 16 gennaio e che è a tutti gli effetti una congestion charge (si paga per il solo fatto di usare le strade). Ricordando che le parole del ministro fanno seguito al rifiuto di Piero Fassino a Torino, della Procvincia di Milano, dei comuni della cerchia e del Pirellone di imboccare la stessa via di Pisapia, Riccardo De Corato conclude che «il Comune di Milano rischia di rimanere solo con la politica dei blocchi». Contromano, pro Pisapia, va però Legambiente: «Area C è sicuramente la misura più avanzata per il governo della mobilità anche rispetto allo scenario europeo. Sarebbe sbagliato opporsi come il centrodestra sta facendo. Noi chiediamo anzi che ci sia poi una progressiva estensione» ha detto Damiano De Simine, invocando «una ecotassa supplementare rispetto al pedaggio autostradale che agevoli il trasferimento di passeggeri dalla mobilità stradale alla mobilità pubblica». di Carlo Sala