Pensione a 55 anni in Lazio: ultima furbata della sinistra
Dopo lo scontro sui vitalizi d'oro, Storace denuncia una "manina rossa" che ha scritto un testo "simile a quello della Polverini"
Dopo lo scontro sui vitalizi “d'oro” della Regione Lazio, arriva la sorpresa di Natale: una proposta di legge del centrosinistra che, di fatto, lascia l'età pensionabile a 55 anni, anzi a 50. Morale: se Pd, Idv, Prc e compagnia cantante hanno annunciato le barricate contro l'emendamento firmato dal capogruppo Pdl che abolisce i vitalizi dalla prossima legislatura (2015) e li estende anche agli assessori esterni, la sinistra si è guardata bene dal tagliare i privilegi dei politici regionali. Se n'è accorto Francesco Storace, leader della Destra e consigliere alla Pisana, che parla di una «manina rossa» che il 7 dicembre, alla chetichella, ha depositato un testo «apparentemente simile a quello presentato dalla giunta Polverini». Il primo comma, infatti, abroga il vitalizio a decorrere dalla prossima legislatura; il secondo comma, come per la proposta Polverini, disciplina la permanenza del regime vigente per gli eletti in questa legislatura. «La manina rossa è entrata in azione nel terzo comma», spiega Storace. Infatti, mentre il testo approvato dalla Commissione Bilancio prevede il passaggio al sistema contributivo dalla prossima legislatura (per evitare ricorsi) e fissa il diritto ad andare in pensione non prima dei 60 anni, «il centrosinistra non tocca l'età, da tempo fissata a 55 anni e con una “penalizzazione” a 50. Ora si capisce perché hanno fatto cagnara sugli assessori esterni», incalza l'ex governatore, «dovevano tutelare i privilegi dei consiglieri». Il Pd ribatte all'accusa tirando in ballo l'articolo 11 della Finanziaria regionale 2012, quello appunto che prolunga il vitalizio e lo estende ai membri della giunta pur non eletti in Consiglio. «Storace chieda il ritiro di quella schifezza», lo esorta il democratico Enzo Foschi. La replica non si fa attendere: «Noi, a differenza della sinistra, auspichiamo l'eliminazione della norma che sgancia le indennità regionali rispetto a quelle parlamentari. Cioè, se il Parlamento taglia gli stipendi, anche alla Pisana si faccia altrettanto». Per l'assessore Stefano Cetica il Lazio «è all'avanguardia sui vitalizi, perché è una delle prime regioni a ridurre i costi della politica». Una linea condivisa dal vicepresidente della Commissione Bilancio, Andrea Bernaudo, che cita il provocatorio «emendamento Bindi» approvato nell'Ufficio di presidenza della Camera: introdotto il nuovo sistema contributivo, tutti possono rinunciare entro trenta giorni e optare per un regime meno favorevole. Insomma, insiste Bernaudo, «abbiamo consegnato all'Aula un bilancio austero e abbiamo fatto ordine su una normativa iniqua». Sarà per questo, dopo le polemiche sugli sprechi di denaro pubblico, che pare essere stata stralciata la norma prevista dall'articolo 10 che raddoppiava le poltrone all'assessorato del Lavoro e Formazione: due direzioni generali anziché una con relativo aumento dei costi e degli stipendi. In tempi di crisi, vallo a spiegare ai cittadini. di Brunella Bolloli