Berlinguer, super zarina: maltratta pure il suo autista
"Non deve perdere tempo a guardare lo stradario": la direttora chiede alla Rai di sostituirla. E i conduttori del suo tg vogliono scappare
E poi si stupisce se la chiamano la zarina. Perché se sei cresciuta a pane e comunismo, questione morale e «noi siamo diversi», superiorità culturale e compromesso storico, e poi finisci con il prendertela con l'autista di turno perché usa lo stradario e perde qualche minuto per trovare l'indirizzo giusto, o tratti i colleghi “abilitati” alla conduzione del tuo, ma proprio tuo, Tg3 come domestici, beh sentirsi dare della zarina è il minimo. Ma Bianca Berlinguer, primogenita del compianto leader del Partito comunista italiano Enrico e di Letizia Laurenti, è così. E forse non sa nemmeno essere diversamente. E un po' come se avesse associato alla direzione del telegiornale della terza rete della Rai, ottenuta il primo ottobre del 2009 - una sorta di rivoluzione d'ottobre televisiva visto che direttore generale era Mauro Masi - la missione della vita, tesa a catechizzare le masse. Non tutte però. Non sapeva la strada - Prendete il caso dell'autista di servizio. La Berlinguer ha a disposizione, come tutti i direttori e dirigenti Rai - che peraltro ne abusano abbondantemente per svolgere anche gli affari privati come ha più volte denunciato il sindacato - un'auto di servizio, alla guida della quale si alternano due donne, come esplicitamente chiesto dalla direttora. La scorsa settimana una delle due autiste, conosciuta e stimata dalla maggior parte dei vertici della Rai che vengono scarrrozzati per la Capitale quando la Berlinguer è in redazione, avrebbe commesso il grave ettore di non volare come Felipe Massa al traguardo indicato dalla direttora, ma avrebbe fatto ricorso allo stradario. Apriti cielo. Tornata in redazione la Berlinguer avrebbe dato sfogo alla sua rabbia, chiedendo la sostituzione dell'autista. L'avesse fatto Augusto Minzolini, ex direttore d del Tg1, lo avrebbero pugnalato. Trattandosi della zarina, invece, va tutto bene. Evidentemente il Tg3 è tornato ad essere quella TeleKabul di curziana memoria, dove modi e metodi non si discutono. Mal di pancia - Come hanno imparato, loro malgrado, i conduttori del Tg3 delle 19, l'edizione di punta del telegiornale diretto dalla Berlinguer. Formalmente i i volti abilitati sono tre: il bel tenebroso Riccardo Chartroux, marito della fatina bionda del Tg1 Maria Luisa Busi, il pragmatico Giuliano Giubilei e la fascinosa Maria Cuffaro. In realtà a monopolizzare il video è la direttora, capace di condurre per 15 giorni di seguito, essendo affetta da una rara forma di bulimia da video. Martedì scorso l'esempio da manuale. Secondo i turni della redazione a condurre doveva essere Chartroux, ma essendo scoppiato il caso Mentana, la zarina ha deciso all'ultimo minuto di condurre lei il telegiornale. Troppo ghiotta la notizia delle dimissioni, poi rientrate, del direttore del tg de La7. E l'episodio di martedì sera, ammettono a denti stretti in redazione, non è stato il primo né sarà l'ultimo, essendo diventato la norma. Una norma che nelle idee della Cuffaro e di Chartroux non ha niente di normalità. I due giornalisti, sia pur a malincuore, avrebbero chiesto alla direttora di lasciare la conduzione del Tg3 per tornare a fare gli inviati. Un modo molto elegante per togliersi dall'imbarazzo dettato dal non saper mai se i turni stabiliti dalla direzione vengano rispettati o meno. Perché questa casualità si riverbera anche sulla scaletta del telegiornale. Servizi spumeggianti e pirotecnici come quello firmato ieri sera da Danilo Scarrone, vice direttore e parlamentarista della testata, che ha mostrato uno Scilipoti con un piccione morto o un leghista convinto di valere più da morto che da vivo, rischiano di vivere o morire a seconda di chi conduce. La zarina, infatti, pretende il controllo totale sul prodotto trasmesso. In fondo va meglio a Maurizio Mannoni, volto storico del Tg3, al quale la direttora ha consegnato Linea Notte, al quale si sostituisce quando salta l'edizione delle 19. E sì, dura la vita della zarina. di Enrico Paoli