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Senegalesi in marcia a Firenze E' caccia all'uomo di destra

Mentre nel capoluogo toscano è lutto cittadino dopo la strage, nella Capitale e in altre città cortei e presidi contro Casa Pound

Nicoletta Orlandi Posti
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La rabbia dopo la disperazione. La tensione razziale da Firenze si sposta a Roma e in altre città come Padova, Pistoia e Massa Carrara. Obiettivo è Casapound. Presidi antifasciti, richieste di chiusura dell'associazione di centrodestra e manifestazioni di solidarietà per le vittime di Firenze, pretesto per scaricare la rabbia contro i militanti di Casapound. Dopo l'agguato di Gianluca Casseri, con l'uccisione di due senegalesi i suoi connazionali, a Roma, infatti hanno deciso di scendere in piazza. Un corteo di solidarietà per i connazionali vittime dell'odio razziale, che però ha avuto momenti di tensione quando un gruppo dell'ala estrema dei centri sociali e black bloc ha tirato sassi urlando slogan contro la sede di Casapound, l'associazione di destra di cui Casseri era simpatizzante. Sono intervenute le forze dell'ordine che li hanno dispersi senza usare lacrimogeni. Intanto ieri a Firenze è stata una giornata di lutto e di commemorazione. Davanti a stragi come quella avvenuta l'altro ieri, dove quello che viene definito «il nuovo mostro», Gianluca Casseri, ha freddato senza apparente motivo due senegalesi e ne ha feriti altri tre, le reazioni, sia civili che politiche, possono assumere sfumature sconcertanti. Se da una parte la condanna giunge in modo deciso, dall'altra quasi si tollera un gesto che ha assunto contorni drammatici. Ieri il sindaco Matteo Renzi, mostratosi profondamente addolorato per quanto accaduto, ha dichiarato lutto cittadino, ricordando come la sua non sia «una città razzista, ma colpita dal razzismo». Bandiere a mezz'asta, serrande dei negozi abbassate. Per la maggior parte della gente un fulmine a ciel sereno, un evento non annunciato, che non si poteva prevedere, ma che, forse, poteva essere almeno intuito da coloro (pochi) che gravitavano intorno al mondo di Gianluca Casseri, sulla cui passata vita ora è la Procura a indagare. Ieri a Firenze è arrivato anche il ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, che insieme con Renzi si è recato all'ospedale di Careggi per far visita ai feriti. Condanna per il gesto è stata espressa dalla comunità senegalese, indignata, i cui esponenti hanno manifestato a più riprese, ma anche dal mondo cattolico italiano. Tanto che il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, ha fatto sapere attraverso il social network Twitter che «quando uno straniero risiede nel nostro territorio non deve essere né molestato né oppresso. Deve essere trattato come un nativo». Anche il segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, ha voluto dire la sua: «Una comunità attenta alle persone migranti e ai problemi connessi alla mobilità umana è una comunità che investe sul futuro, che sa donare e ricevere speranza, che si arricchisce e si sviluppa spiritualmente, moralmente e anche economicamente». Dure anche le parole del coordinatore vicario del Pdl della Toscana, onorevole Riccardo Migliori: «Siamo inorriditi ed esprimiamo totale solidarietà alla comunità senegalese. La grave crisi sociale ed economica che sta attraversando l'Italia» prosegue Migliori, «non può e non deve lasciare spazio a crimini di qualunque natura e in particolare di carattere razzista e xenofoba. Siamo certi che anche in questa tragica occasione prevarrà la composta e reale partecipazione al dolore di tutta la città così gravemente vilipesa di tutte le forze politiche e sociali fiorentine». Diversa l'interpretazione dei fatti da parte del presidente del Club delle Libertà di Livorno, Emiliano Baggiani, il quale, nonostante la ferma condanna al gesto, ricorda che «dopo questo fatto sembra essersi innescata la prevedibile retorica dei sostenitori della società multietnica, a seguito del gesto terribile, esecrabile, di un esaltato. Quanto è accaduto a Firenze invece è la testimonianza di una società multietnica che sembra destinata a fallire anche nella «tollerante» Toscana. Basterebbe sentire i commenti della gente di San Lorenzo a Firenze o di Sant'Andrea a Livorno (di cui molti esponenti con tessere di partiti «insospettabili» in tasca) per capire che qualcosa di spiacevole si sta sviluppando». Ma al peggio, si dice, non c'è mai fine. Nonostante i morti c'è chi continua a giustificare il gesto del nuovo «mostro di Firenze», vittima, alla fine, di se stesso: «Questa città – si legge nel forum del sito di estrema destra Stormfront - è invasa dalla feccia negra, ora la città puzzerà di meno...intanto diamo il saluto ad un eroe». Parole che riportano la mente alla Seconda Guerra mondiale, al periodo delle stragi naziste, in cui  «eroi» venivano definiti carnefici e assassini. L'unica differenza è che oggi la discriminazione passa per i social network. Peccato che i morti siano tutt'altro che virtuali. di Chiara Giannini

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