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Ragioniere e killer di africani Le 2 vite del mostro di Firenze

Da poche settimane era direttore editoriale di una rivista di genere fantastico. Sul web predicava odio antisemita

Costanza Signorelli
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Il suo destino l'aveva estratto da una massima di Ernst Junger. Quella massima l'aveva infilata nel suo romanzo di formazione, “La chiave del caos, ludo alchemico nella Praga magica di Rodolfo II°”, già inzeppato d'incubi ad occhi aperti: «Proiettili e libri hanno il loro destino. Una battaglia  può decidere una battaglia, una battaglia può decidere la guerra». Proiettili e guerra. Gianluca Casseri ha compresso il suo destino nella canna di una Smith & Wesson calibro 357 Magnum, e poi, credendosi John Wayne, l'ha esploso nel centro della città più integrata d'Italia. L'ha fatto contro un gruppo di senegalesi di passaggio, in quell'attimo ridotti dal suo sguardo psicotico a una scurissima macchia di Rorschach in movimento. La banalità del male sta tutta qui. Nel gesto folle ma misurato di questo cinquantenne grassoccio ed anonimo trasformatosi in killer senza alcuna spiegazione plausibile. Come letteratura insegna. «Casseri era come un uomo mite, pacifico e molto colto, affascinato dai libri e dai fumetti dei supereroi; viveva con la madre, certo un po' solitario, con le sue fisime come tutti» commenta lo scrittore Gianfranco De Turris suo talent scout letterario, che ne scrisse la prefazione al romanzo e al pamphlet “I Protocolli del savio di Alessandria”, imperniato su Umberto Eco e sulla sua “illogica interpretazione” dei famigerati Protocolli dei Savi di Sion, compreso lieve accenno alle tesi negazioniste sull'Olocausto. Continua De Turris: «Caseri era un amico, ci sentivamo via mail e ci vedevamo ai congressi. Pensare a quel che ha fatto mi sconvolge. Sicuramente un gesto di follia. Anche se ora diranno che ha ammazzato a causa delle sue frequentazioni e delle sue letture...». In effetti, ora lo dicono. Anzi, dicono molto di più. Ora lo descrivono come un Anders Behring Breivik toscano; solo che invece della Rivoluzione guidata dai templari norvegesi, Casseri si era costruito una sua personale strategia di sterminio basata sulla supremazia della razza e culminata nel suicidio come atto wagneriano. Casseri era parecchio vicino - diremmo continguo- ad ambienti di destra. Tra i suoi riferimenti emergono Julius Evola, e il teorico del neofascismo Adriano Romualdi. Scriveva -bene-  su “Area”, la rivista della destra sociale. Aveva egli stesso fondato una fanzine, “La soglia”; a suo stesso dire, un non-luogo «fantastico dove sfoga le sue manie multimediali». L'uomo era anche un lettore dei Cantos di Ezra Poud sul cui cotè magico aveva vergato perfino un libello (pure se da Casa Pound, dicono che non fosse un militante ma soltanto un «frequentatore della nostra associazione»). Si era trasferito da poco a Firenze e viveva una comune esistenza da ragioniere commercialista. Questo nel mondo reale. Ne aveva anche uno surreale, molto fantasy, di eroismi fatti su misura;  ispirato a Grandi Antichi, libri maledetti, mondi spaziali solcati dalle astronavi di Flash Gordon, esoterismi di grandi maghi inglesi alla John Dee. Letterariamente Casseri, nonostante il volto rotondo e l'approccio gentile non amava la poetica di Walt Whitman i cui sentieri della pazzia conducono al castello della saggezza. Semmai il suo castello era gotico e brulicante di spettri. Casseri era un appassionato dell'altro scrittore americano, quel Howard Philip Lovecraft che lo folgorò «all'età di dodici anni, alienandolo definitivamente dal cosmo ordinato che ci circonda», come scrive Casseri di se stesso, in terza persona. Per certi versi Lovecraft è Nietzsche infilato nel buio d'una cantina: bisogna maneggiarlo con cura. Il suo Ciclo di  Cthulhu e le sue Storie oniriche risucchiano mondi ed emozioni e, se mal trattate, possono indurre dipendenza dall'irreale. Ma, probabilmente, ha ragione De Turris. La follia non si misura dalle letture, fosse così chi legge Mao non disdegnerebbe l'omicidio di massa. Certo, è innegabile che tutti i forum di estrema destra d'Italia, oggi, inneggiano all'intellettuale omicida. Il più osannante è Stormfront. Con delicatezze del tipo: “si è sparato, è gravissimo è dei nostri”; “ il prezzo pagato da un eroe”; “Casseri eroe bianco vittima di un complotto volto a nascondere la verità: Firenze è ormai contesa tra bande di sporchi negri criminali”. Le “bande di negri” sono gruppi di senegalesi-l'etnia più laboriosa ed integrata del mondo- riuniti in piazza a piangere degli amici. Non c'è nulla d'eroico in un proiettile stupido col suo carico di morti inutili. di Francesco Specchia

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