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Le tasse soffocano l'Italia Arriva la stangata-bis

L'Istat non diffonde i dati sulla crescita ma il Pil è in picchiata nel terzo trimestre: arriva in primavera un salasso da 20 mld (di Bechis)

Costanza Signorelli
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C'è un mistero che sta accompagnando la manovra del governo guidato dal professore Mario Monti. E non è un mistero di poco conto, perché si tratta dell'andamento reale del Pil italiano. Gli ultimi dati ufficiali diffusi dall'Istat risalgono al 9 settembre scorso, e sono quelli definitivi del secondo trimestre 2011. Il Pil su base annua risultava in crescita dello 0,7% e quello del secondo trimestre era aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% rispetto allo stesso periodo del 2010. Poco più di un mese prima, il 5 agosto 2011, l'Istat come fa periodicamente a 70 giorni dalla conclusione di ogni trimestre, aveva fornito le stesse variazioni congiunturali e tendenziali nella tradizionale “stima preliminare del Pil”. Le note congiunturali di stima preliminare sono state fornite dall'Istat il 6 agosto 2010, il 12 novembre 2010, il 10 ottobre 2010, il 15 febbraio 2011, il 13 maggio 2011 e appunto il 5 agosto di quest'anno. Poi all'improvviso, silenzio. Il comunicato sulla stima preliminare del Pil nel terzo trimestre doveva essere fornito durante il mese di novembre, ma non è avvenuto. A domanda ufficiale l'Istat conferma l'inedito buco, sostenendo di avere avvisato per tempo «un sacco di gente», e spiegando il buco nero statistico con un problema tecnico: «Ci sono state le operazioni straordinarie di revisione dei conti nazionali, e queste hanno impedito la diffusione della stima flash. Adesso abbiamo le serie con base 2005. Comunque il 21 dicembre usciranno i conti trimestrali completi, e siamo tutti in attesa delle stime dei contabili». Questa è la versione ufficiale: un problema tecnico di revisione della base su cui si calcola la serie storica degli scostamenti del Pil. Eppure la versione meno ufficiale che circola nei palazzi romani è un'altra: quelle stime non sono state divulgate perché improvvisamente negative, e il dato avrebbe creato uno sconquasso ai mercati e complicato ancora di più la manovra che stava preparando il governo Monti. Chi in via privata ha contattato il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, si è sentito rispondere: «Era meglio non fornire quei dati per carità di patria». Certo, è la prima volta che l'Istat non fornisce quelle stime preliminari del Pil e il caso ha creato anche qualche tensione con l'Unione europea, perché il 9 dicembre scorso Eurostat ha fornito i dati sul Pil dei 27 paesi Ue nel terzo trimestre (crescita dello 0,2% nell'area euro e dello 0,3% fra i 27), costretto però a lasciare in bianco la voce relativa all'Italia che non è un paese ininfluente su entrambe le stime. Tanto per intenderci, a non avere fornito in questi mesi i dati erano state Grecia, Irlanda e Malta, il cui impatto sul Pil europeo è assai più ridotto del dato italiano. L'interpretazione di quel buco nero «per carità di Patria» che in privato si sarebbe fatto sfuggire Giovannini è naturalmente quella su un dato molto più negativo delle previsioni. Nel trimestre fra luglio e settembre, con l'Italia sotto schiaffo della speculazione e due manovre varate, il Pil sarebbe risultato in caduta verticale rispetto al trimestre precedente e quindi in stagnazione assoluta rispetto all'anno precedente. L'effetto caduta si sarebbe amplificato a partire dal mese di ottobre, con il rischio di chiudere sotto il 2011 - essendo già in recessione - e di trascinare nella caduta certamente il primo trimestre 2012 e forse anche il secondo. A confermare questa ipotesi decisamente negativa sono giunti il 7 dicembre scorso anche i dati Istat sulla produzione industriale relativi al mese di ottobre: caduta dell'indice dello 0,9% rispetto a settembre e dello 0,5% nel trimestre che iniziava ad agosto. Su base annua il dato tendenziale di ottobre 2011 segnalava una rovinosa caduta della produzione industriale (-4,2%) rispetto allo stesso mese del 2010, ed è obiettivamente prodromica a un dato sensibilmente negativo sul Pil. Bisognerebbe sapere a questo punto se nascondendo il dato statistico di previsione sia agli italiani che ai partner europei, l'Istat abbia almeno comunicato al governo Monti il vero stato dei conti pubblici italiani. Perché se i saldi della attuale manovra non scontano già questa variazione del Pil in corso per il 2011 (e la conseguente caduta delle entrate tributarie), con l'effetto trascinamento sul primo semestre del 2012, siamo davvero nei guai. Già le stime fatte sulla manovra stessa dalla Banca d'Italia hanno segnalato un impatto recessivo pari a una caduta di mezzo punto di Pil l'anno prossimo. Se la ricchezza degli italiani già stava scivolando per conto suo, significa che nel 2012 è possibile una recessione dell'Italia oscillante fra uno e due punti di prodotto interno lordo. In questo caso anche la quarta manovra finanziaria varata nel giro di un semestre non sarebbe sufficiente in sé ad assicurare il pareggio di bilancio dell'Italia entro il 2013. Occorrerebbe una ulteriore manovra correttiva nella prossima primavera, pari ad almeno un punto di Pil: intorno ai 20 miliardi di euro, appena più leggera di quella appena varata che pure sembra pesantissima. Se queste fosche previsioni fossero confermate dai dati ufficiali del trimestre che il prossimo 21 dicembre l'Istat non potrà più rinviare, nemmeno «per carità di Patria», c'è il rischio di avere un effetto boomerang anche su mercati e comunità europea. Perché se il dato fosse variato sensibilmente dall'ultima comunicazione ufficiale, l'Italia darebbe a tutti l'impressione di avere tentato di nascondere la verità sui suoi conti pubblici. Faremmo in pratica la figura della Grecia, e forse proprio il fantasma di Atene è all'origine di questa misteriosa omissione di dati statistici nazionali. Proprio ieri è apparso in tribunale Andreas Georgiou, ex dirigente del Fondo monetario internazionale e attuale presidente dell'Elstat (l'Istat greco). È  accusato di avere tradito la Patria rivelando la verità sui conti pubblici del suo paese. Per alto tradimento rischia l'ergastolo. Si può capire perché Giovannini oggi ha paura di quei dati reali sul Pil italiano… di Franco Bechis

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