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Tornano le pensioni di anzianità

Oggi in Commissione si discutono gli emendamenti alla manovra Monti; si ridiscute l'adeguamento dell'assegno all'inflazione

Lucia Esposito
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Tornano le quote. È questa, secondo quanto risulta a Libero, una delle ipotesi su cui stanno lavorando gli esperti del governo per rendere più digeribile la manovra. Anche se fino a questa mattina, quando saranno presentati gli emendamenti nelle commissioni Bilancio e Finanze della Camera, tutto è assolutamente possibile. L'unica cosa certa, per ora, è che i soldi a disposizione sono pochissimi. Di qui l'idea di mescolare un po' le carte attraverso una modifica che in qualche modo mantenga i paletti introdotti dalla riforma Fornero senza troppi costi aggiuntivi per il bilancio. Il numero magico sarebbe 103, come somma di età anagrafica e contributiva necessaria per accedere alla pensione di anzianità dal 2012 al 2018. Uscite più flessibili - La nuova quota rappresenterebbe uno scalone significativo rispetto alle norme attuali (quota 96 fino a dicembre 2012 e 97, con un minimo di 61 anni di età, dal 2013), ma non abbassa di molto l'asticella rispetto al testo del decreto, che prevede 42 anni minimi di contributi con una penalizzazione a scalare al di sotto dei 62 anni. Ci sarebbe sicuramente una maggiore flessibilità, che permetterebbe ad esempio di andare in pensione con 63 anni di età e 40 di contributi, cosa ora non permessa dalla riforma. Non solo, la misura potrebbe risolvere anche parzialmente il nodo dei nati nel 51'-52', che stavano per andare in pensione e con la riforma si sono visti piovere altri 5 anni di lavoro sul groppone. Sugli interventi un po' più pesanti per dare ossigeno alle classi medie, però, la quadra è ancora lontana. Al punto che ieri, dopo aver ufficializzato lo slittamento dello sbarco in aula del provvedimento a domani, il governo si è preso altre 24 ore di tempo per mettere a punto gli emendamenti più caldi, pensioni e Ici per intendersi, che dovrebbero arrivare questa mattina alle 8.30. Il ministro del Welfare -  Elsa Fornero, nel pomeriggio ha assicurato che le modifiche sulla rivalutazione degli assegni previdenziali sono in arrivo, mentre il responsabile dei rapporti col Parlamento, Piero Giarda, si è presentato in commissione per comunicare un più cauto «ci stiamo ancora lavorando». La verità è che la coperta è cortissima. Le risorse individuate finora oscillano tra i 2 e i 2,5 miliardi. Troppo poche per fare tutto (ne servirebbero il doppio). Sulla deindicizzazione delle pensioni si sta ragionando su un intervento soft per garantire la piena rivalutazione sulla base dell'inflazione fino a un tetto di 2,5 volte il minimo, ovvero 1.170 euro, oppure un adeguamento parziale del 50 o 70% tra i 936 e i 1.400 euro. Per l'Ici (Imu) sulla prima casa si profila un aumento della detrazione dai 200 ora previsti a  350 euro. Altre misure - Tre le misure che potrebbero garantire la copertura a questi interventi: l'ulteriore aumento del bollo sui prodotti finanziari; un intervento sull'Ici sulla Chiesa; una nuova misura da agganciare alla tassazione sui capitali scudati, che verrebbe comunque riformulata visto che quella attuale è stata bocciata sia dal servizio bilancio della Camera sia dalla Corte dei Conti. Ma non è escluso anche un intervento sugli assegni prevdienziali più alti e sulle baby pensioni. Per il resto, tra domenica e ieri è arrivata in commissione una prima tranche abbastanza folta di emendamenti minori. Tra le novità principali c'è l'innalzamento del limite da 500 a 1.000 euro per i pagamenti in contante dello Stato (emendamento Lega Nord, ancora non votato), che salverà una quota importante di pensionati dall'obbligo di aprire un conto corrente. Le fasce più deboli saranno poi esentate dal costi di gestione per i conti correnti base. Già votato, invece, l'emendamento del Carroccio che blocca l'arbitrio delle banche sul massimo scoperto. In materia di lotta al contante, sempre a firma Lega, è stata anche fissata all'1,5% (oggi in alcuni casi arrivano anche al 4%) la soglia massima delle commissione che le banche potranno richiedere agli esercenti per i pagamenti con carte di credito. Fisco più umano Via libera anche all'emendamento (Pd) che consente ai contribuente, in debito col fisco, di vendere i beni espropriati da Equitalia (mentre in precedenza venivano messi all'asta). Rimanendo in ambito tributario il sì della commissione è arrivato pure sulla norma (emendamenti dei relatori Maurizio Leo e Pierpaolo Baretta) che consente ai contribuenti in difficoltà a causa della crisi economica, che sono in ritardo nel pagamento delle cartelle ad Equitalia, di una ulteriore proroga di 72 mesi.  E sempre dagli emendamenti dei relatori arriva un tetto ai compensi dei manager delle società pubbliche non quotate e lo slittamento delle liberalizzazioni. L'abolizione di alcune restrizioni sull'esercizio dell'attività economica slitterà al 2013. di Sandro Iacometti  

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