Maroni contro Berlusconi: vuole farla pagare a Mediaset
Di Bobo prima firma su emendamento con cui la Lega Nord chiede l'asta sulle frequenze tv. E in aula può avere voti
La prima firma sull'emendamento è di quelle pesanti: Roberto Maroni. Non c'è traccia, invece, dell'autografo del capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni. Di fatto, però, la Lega va all'assalto di Berlusconi. E della Rai. Nelle più di seicento proposte lumbard per cambiare la manovra di Mario Monti, spunta quella per mettere all'asta le frequenze televisive. I padani vogliono bloccare l'iter - avviato col precedente esecutivo - che di fatto consegna sei canali televisivi in più a Mediaset e viale Mazzini. La procedura aveva convinto l'Europa ma suscita parecchi dubbi anche al neoministro Corrado Passera. I leghisti chiedono di metterle all'asta, convinti che così lo Stato potrebbe incassare qualcosa come 4 miliardi di euro. Quattrini utili – secondo gli uomini di Bossi - per evitare l'introduzione dell'Ici sulla prima casa. La soluzione, però, causerebbe danni proprio alla tv di Stato e al Biscione, che al momento sono sicuri di prendersi le frequenze senza troppi patemi. È evidente che la faccenda rischia di creare un terremoto. Non solo perché indurrebbe in tentazione il centrosinistra, ma soprattutto perché certifica – di fatto – l'inizio delle ostilità tra ormai ex alleati. Non è un caso se Berlusconi in persona, pochi giorni fa, ha bocciato l'asta delle frequenze («probabilmente andrebbe deserta», ha detto da Marsiglia) e alcuni suoi colonnelli l'hanno seguito avvertendo che, in caso di danni a Mediaset, sono pronti a staccare la spina a Monti. «Il governo è ricattato dal Pdl» ha quindi tuonato Antonio Di Pietro, mentre il Pd non sa ancora che fare. I lumbard, però, non si scompongono. «Asta deserta? Potrebbe essere vero per le tv, non per le telecomunicazioni che hanno bisogno di nuova banda» osserva il padano Davide Caparini. Rispetto a qualche giorno fa, la Lega fa registrare un passo indietro solo sull'Ici alla Chiesa (e ai sindacati e ai partiti politici) annunciata in tv dal maroniano Gianluca Pini e stoppata proprio da Reguzzoni, esponente di spicco del cerchio magico che - com'è noto - non è in grandi rapporti con l'ex ministro dell'Interno. È probabile, però, che la proposta torni a galla. La Padania annuncia trionfante: «La Lega è come Robin Hood». E spara un fotomontaggio con Mario Monti versione sceriffo di Nottingham. Chissà cosa ne pensa Berlusconi... di Matteo Pandini twitter @padanians