Indennità parlamentari, così la Casta frega Monti
Bechis su Libero in edicola oggi: premier furibondo. E' nel giusto, ma Camera e Senato vogliono evitare la (loro) stangata e tenersi i privilegi
Tutti uniti nel momento del bisogno. Il proprio, non quello del Paese. La Casta se ne frega di dare il buone esempio e risponde piccata al premier Monti, che nel decreto salva-Italia ha previsto il taglio delle indennità degli onorevoli: è il settimo comma dell'articolo 23. Lì, come ricorda Franco Bechis su Libero in edicola oggi, domenica 10 dicembre, "il premier Mario Monti aveva stabilito che se entro il 31 dicembre una apposita commissione guidata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, non fosse riuscita a stabilire come prevede la legge, quale fosse lo stipendio giusto dei parlamentari e dei consiglieri regionali italiani per stare nella media dei primi sei paesi dell'Unione europea, avrebbe provveduto il governo per decreto legge". Pd, Pdl, Udic, Fli, Lega e tutto il resto del parlamento, eccetto l'Italia dei Valori, sono insorti. Fini, senza nemmeno avere letto il decreto Monti, ha dato ragione ai suoi deputati di cui per una volta ha fatto il sindacalista sostenendo che quella norma era un "errore" e che non è "possibile intervenire per decreto nell'ambito delle questioni che sono di competenza esclusiva delle Camere". "Coperti dal presidente - scrive Bechis -, tutti i peones così sono insorti a dare lezioni di diritto costituzionale al povero Monti, che invece in questa vicenda aveva ragioni da vendere sia nella sostanza che nella forma". Su Libero in edicola oggi, domenica 10 dicembre Franco Bechis spiega perché Mario Monti è nel giusto