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Pensioni d'oro e stipendi esagerati: tutti i privilegi dei potenti

Prima di mettere le mani nelle tasche dei cittadini, il premier dovrebbe tagliare gli sprechi che proliferano nei Palazzi romani

Lucia Esposito
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Prima di mettere mano alle pensioni degli italiani il premier Monti e il suo ministro Elsa Fornero dovrebbero soffermarsi un po' su quello che accade in Sicilia. O leggere quel passaggio della relazione della Corte dei Conti riportato oggi dal Corriere della Sera in cui i giudici contabili dicono: "l'opinione pubblica non comprende perché in Sicilia i dipendenti regionali possono andare un pensione con solo 25 anni di contribuzioni o, addirittura, con venti anni se donne, solo per il fatto di avere un parente disabile gravemente disabile mentre questo non avviene nel resto d'Italia". Ci sono casi come quelli di un dipendente dell'ufficio di collocamento di Modica (Ragusa) che è andato in pensione a quarant'anni. Sempre la Corte dei Conti spiega che nel 210 su 751 dipendenti regionali andati in pensione 297 hanno lasciato in anticipo. Alla Regione Sicilia ci sono direttori generali che hanno una buonuscita di oltre 420mila euro anche con pochi mesi di incarico. Retribuzioni record - A Palazzo Madama le persone assunte prima del 1998 possono andare in pensione prima di tutti gli altri italiani a cinquant'anni o poco più godendo anche del beneficio di due anni di anzianità regalati. I collaboratori di Palazzo Madama hanno tre liquidazioni e due pensioni, a Montecitorio lo stipendio medio annuo è di 131mila euro (mentre in Europa gli onorevoli in media guadagnano 5.000 euro al mese, la metà esatta). Qualche anno fa il settimanale l'Espresso aveva pubblicato i redditi dei barbieri e degli stenografi della Camera: 133mila euro l'anno per i primi, 245mila per i secondo. Ecco, solo se si interviene prima su questi sprechi gli italiani potranno accettare il taglio delle proprie pensioni. Anche perchél la Casta dei Palazzi del potere romani non conosce crisi occupazionale: 1.850 alla Camera, 1.058 al Senato, 1.807 al Quirinale, 349 alla Corte Costituzionale. Per il mantenimento delle due Camere, solo nel 2010, si sono spesi 1,68 miliardi di euro. Non una manovra, certo, ma un bel ceffone alla miseria sì.

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