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Anche i fans criticano Benigni Ma è giusto dargli 400mila €

Molti estimatori del comico infuriati per l'iptetico compenso: ma la sua comparsata ha registrato un vero picco di ascolti

Lucia Esposito
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Anche chi di solito l'apprezzava ha avuto qualcosa da ridire. Nei blog, sul sito della Rai, persino su quello dell'Unità c'è un folto gruppo di fan (o ex fan) che critica l'apparizione di Roberto Benigni a Il più grande spettacolo dopo il weekend, la trasmissione di enorme successo di Fiorello (ne ha dato notizia ieri anche il Corriere della Sera). Ad alimentare la polemica c'è il consueto tira e molla sull'entità del consenso. Il bravo Bruno Giurato ne ha scritto su Lettera 43 e la polemica è rimbalzata su Dagospia. Il comico toscano avrebbe incassato 400mila euro, più dello stesso Fiorello (300mila euro a puntata, pare) La reazione immediata è di sconcerto: ma come, diamo una barca di soldi a costui per la solita scenetta su Berlusconi e una vecchia canzone sulla merda? In effetti, lo sdegno è giustificato: il comico toscano ha rimestato in un repertorio vecchio di secoli, basato esclusivamente su gag che irridevano il centrodestra. Insomma, la manfrina ha cui ci ha abituato negli ultimi anni.  Forse, però,  la questione dell'ipotetico compenso di 400mila euro merita una riflessione in più. Vale Benigni quella cifra? Può darsi. La vale in termini di ascolti e dunque di pubblicità, probabilmente. Dopo tutto, la sua comparsata è stata il momento più seguito del programma, con un picco d'ascolti mostruoso. Uno può dire: il merito è stato di Fiorello, che ha tenuto il cameo alla fine, aumentando l'attesa, attirando i giornalisti eccetera. Ma senza il clamore che il nome di Benigni suscita, non ci sarebbe comunque riuscito.  È  giusto pagare uno in base a quel che vale: tanti ascolti, tanti soldi. Con Benigni semmai l'errore si è commesso quando gli si è permesso di andare gratis alla trasmissione di Saviano, Vieni via con me. In quel modo, lo si autorizzava a dire quel che voleva: tanto, sapete, ci fa un regalo... Allora il guitto passò per martire ed eroe e fu poi ricompensato con l'invito a Sanremo, ben retribuito. Sembra 250mila euro. Ecco perché è sempre opportuno  pagarlo e pure tanto: le cose devono essere chiare. A un patto, che è anche una modesta proposta: il pubblico della tv di Stato deve sapere quanto viene retribuito il personaggio che sta guardando.  In tal modo avrà gli strumenti per dire: per le tre idiozie strafritte che ha detto sul Cavaliere, davvero dobbiamo sprecare tutto quel denaro? I telespettatori devono  essere informati, visto che non solo assistono alla trasmissione (facendo lievitare i prezzi degli spot) ma versano anche il canone.  Se il telespettatore italiano continuerà a gradire le scemenze catodiche (com'erano quelle di Benigni da Fiorello) o se ne disinteresserà, a quel punto avrà avuto ciò che si merita. Il compenso per un lavoro, anche creativo, deve essere giusto e pure corposo. Se meritato, ovviamente. La gente ha il diritto di conoscere a quanto ammonta, di rendersi conto che Benigni non è un martire o un eroe, ma un professionista che deve far ridere e perciò viene retribuito.  Il pagamento elimina ogni ambiguità. Essere edotti sul fatto che il commentatore che tanto apprezzate in seconda serata incassa in un giorno quanto voi in un anno aiuta a riflettere. E, se del caso, a protestare.  Se la Rai ha dato 400mila euro a Benigni per  pochi minuti di banalità, lo dica. Agli spettatori il compito e la responsabilità di lamentarsi qualora non apprezzino. Già in queste ore sono parecchi gli scontenti. Sicuramente molti di più rispetto a quanti criticarono la tirata antiberlusconiana a Vieni via con me, la quale in fondo era gratuita. Che succederebbe nel caso in cui tutti costoro apprendessero che le gag antidiluviane su Silvio sono costate alle casse pubbliche una cifra abominevole? Probabilmente la massa degli scontenti aumenterebbe. Probabilmente sarebbero in tanti a cambiare canale alla successiva apparizione di Benigni e gli autori di viale Mazzini ci penserebbero tre volte se non quattro prima di invitare di nuovo il patetico anti Silvio. Nella situazione attuale, tuttavia, rimane l'ambiguità, i cittadini si dividono in base alle proprie convinzioni politiche e al massimo si alimenta qualche polemica stantia più delle battute di Roberto.  Il quale, nel frattempo, continua a salassarci con cachet da urlo. di Malabarba

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