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Mazzata Ici sulle famiglie Povertà per oltre un milione

Le addizionali regionali crescono già dalla tredicesima di dicembre. L'Istat: un milione e mezzo di famiglie sfiorano la miseria

Giulio Bucchi
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Rumor, non confermati e nemmeno smentiti, dicono che Piero Giarda, ministro dei rapporti col Parlamento, avrebbe chiuso un accordo, ovviamente informale, con le Regioni per concedere in cambio del mancato aumento dell'Irpef, un ritocco all'insù dell'omonima addizionale dallo 0,9 all'1,2 per cento. Con due conseguenze belle toste. Prima, l'aumento Irpef, ingiusto, avrebbe colpito però i detentori di redditi superiori ai 75mila euro. Il prelievo forzoso dell'addizionale riguarda invece tutti. Ricchi, poveri, elettori del Pdl e del Pd. Seconda conseguenza, il ritocco dell'addizionale a meno di un intervento correttivo da parte dello stesso Monti toccherebbe già il 2011 e quindi l'assegno di metà dicembre che tanto tiene in piedi i consumi del Natale. Insomma, oltre ai rincari dovuti dall'immediato aumento del prezzo dei carburanti a tenere bassi gli acquisti dei cittadini sarà la delusione della tredicesima. C'è poco da sperare anche per il prossimo Natale, quello del 2012. Nessuno al momento è riuscito a calcolare quali effetti distorsivi potrebbe avere l'innalzamento dell'Iva al 23% sul mercato europeo. L'Italia fra dieci mesi si troverà ad avere praticamente l'aliquota più alta dentro la Ue, considerando che i grandi Paesi nostri concorrenti viaggiano intorno e appena sotto il 20%. Tre punti secchi che a come stanno le cose oggi potrebbero pesare sul nostro commercio, prendendo a mazzate l'export. L'intervento salvifico di Monti contiene anche due grandi capitoli positivi. Il modello Ace (aiuto alla crescita economica) tanto caro a Corrado Passera era già praticamente presente nella delega fiscale di Tremonti e varrà quasi un miliardo il primo anno. C'è poi il capitolo agevolazioni sull'Irap per i lavoratori under 35 e per le donne. Qui il governo conta di spendere più o meno 2,9 miliardi di euro all'anno. Un incentivo importante che rischia però di spingere ad assumere solo donna e under 35, accantonando la meritocrazia. Ma su questo c'è poco da obiettare, i numeri dimostrano che le due categorie sono quelle più bistrattate in Italia e una controsterzata in qualche modo ci voleva. Resta infine l'interrogativo di fondo. È proprio vero che siamo sul baratro senza ritorno del fallimento? Crisi profonda che giustifica tutti i sacrifici? Stando ai risultati dello studio della Fondazione Marktwirtschaft, pubblicati dal quotidiano Die Welt, l'Italia resta il Paese europeo con il minor indebitamento reale. Per stilare la sua classifica l'economista tedesco Bernd Raffalhuelschen, incaricato dalla Fondazione, ha sommato la percentuale del debito ufficiale con quella di quello che l'economista tedesco chiama debito reale, o nascosto, composto cioè dalle spese per sostenere il peso del sistema sociale, pensionistico o sanitario. Risultato? L'Italia si piazza al primo posto degli Stati più virtuosi - «Se non dovesse pagare interessi sul debito così alti, Roma sarebbe molto solida», ha detto Raffelhueschen.  Per la cronaca dopo Roma seguono Germania, Finlandia, Austria e Francia. Sesto il Portogallo, decima la Grecia. Dopo ancora il Lussemburgo,  Paese da tripla A. di Claudio Antonelli  

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