Adolf Hitler guida ubriaco... Victor Hugo è un clandestino
Paradossi giudiziari: quando incredibili casi di omonimia finiscono in aula. Sul banco degli imputati il dittatore e lo scrittore
Adolf Hitler e Victor Hugo nella stessa aula del Tribunale di Firenze. Il primo è stato processato per guida in stato d'ebbrezza e dovrà scontare la pena facendo volontariato presso un'associazione di beneficenza. L'altro non è ancora chiaro, ma qualcuno dice che fosse un irregolare senza permesso di soggiorno. Non è la sceneggiatura dell'ultimo film di Quentin Tarantino, ma lo scenario paradossale a cui hanno assistito nei corridoi del palazzo di giustizia fiorentino. I nomi del dittatore e dello scrittore francese sono comparsi nella lista degli imputati alle udienze in programma ieri al Tribunale. Impossibile non notare quei personaggi nell'elenco affisso alla porta. Solo dopo un po' hanno capito che in realtà si trattava di due omonimi sudamericani - Apaza Quispe Adolfo Hitler e Campos Lucana Victor Hugo - e nessuno sa spiegare da dove abbiano preso quei nomi. Neppure l'avvocato di Hitler, Massimo Batacchi, il primo a sorridere di fronte a questo strano scherzo del destino. «Non ho idea da cosa derivi quel nome, ma d'altra parte numerosi ex nazisti si sono rifugiati in Sudamerica alla fine della seconda guerra mondiale. So che è peruviano, che ha quarant'anni, che ha un lavoro, che è in Italia da un po' e che ha ottenuto di nuovo la patente». Niente di più. Magari sarà anche una bravissima persona, chi può dirlo. Generoso, altruista, socievole. Sì, forse ha qualche problema con l'alcol quando guida, ma nessuno è perfetto. Niente a che vedere con l'altro, sempre sobrio ma non per questo dal cuore d'oro. Per l'Hitler peruviano il processo è cominciato lunedì ma il giudice ha rinviato tutto al 16 dicembre, giorni in cui patteggerà la pena. E poi – è davvero strano pensarlo - entrerà nel meraviglioso mondo del volontariato. Per l'avvocato Batacchi non è il primo incontro con un nome “famoso”. «Una volta mi sono imbattuto in un Aieie Brazo, proprio come il nome usato nello sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo. Immagino che fosse un clandestino e che, provvisoriamente, le forze dell'ordine gli avessero dato quel nome». Se il trio comico lo sapesse potrebbe costruirci un'intera sceneggiatura sulle avventure giudiziarie di Aieie. Già lo vediamo percorrere con l'aria confusa di Aldo Baglio i corridoio del Tribunale di Firenze proprio in compagnia di Adolfo Hitler. Lui, sorpreso nel 2009 da una volante della polizia mentre da ubriaco correva sulla sua auto tra i viali cittadini, gli spiegherebbe che è innocente e non c'entra nulla. L'altro, Aieie, lo inviterebbe sicuramente a casa sua per mangiare la pasta con le sarde. E lo stesso farebbe col Victor Hugo latino, scoprendo tutto quello che i giornalisti toscani non sono riusciti a sapere su di lui. Sono stati tutti distratti da un topolino trovato morto sotto una panca vicino alla porta che affaccia sul cortile. Nell'attesa che gli addetti alle pulizie portassero via il piccolo cadavere, Hugo è sparito. Di lui è rimasto solo il nome scritto su un foglio. Quella strana omonimia che, a ben vedere, non è così rara nel nostro Paese. Lo ha dimostrato il Caf Acli, che nel marzo scorso ha mandato in onda sulle reti Rai e su La7 uno spot di 15 secondi in cui comparivano cinque omonimi di importanti personaggi della storia italiana. Al motto di “I nostri clienti sono tutte persone importanti”, scorrevano i volti dei contemporanei Giuseppe Verdi, Alessandro Manzoni, Marco Tullio Cicerone, Grazia Deledda, Giuseppe Mazzini. Cinque italiani del duemila che portano col sorriso il peso del proprio nome. Certo, chiamarsi Hitler è un'altra storia. di Salvatore Garzillo