Ma i tagli ai privilegi della casta che fine hanno fatto?
Gli sprechi di Camera, Senato e Regioni, le pensioni d'oro dei politici, i rimborsi elettorali: miliardi non recuperati
Tutto quello che Mario Monti aveva promesso di fare e non ha fatto si spiega in tre parole: tagli alla Casta. Appurato ormai che la manovra sarà lacrime e sangue per tanti, ma non per tutti, si tratta di capire chi ne uscirà indenne e quindi più forte di prima. I grandi evasori fiscali, certo, ma a ruota ecco i politici. Che manterranno tutti i loro privilegi. Eppure, come scrivono Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, le possibilità di fare cassa c'erano eccome. Ed essere pure più "equi". Camera e Senato - Per esempio, si poteva intervenire sulla dotazione di Camera e Senato. Problema annoso (ci provò nel 2006 il ministro prodiano Padoa Schioppa, provocando la reazione stizzita dei presidenti dell'aula e compagni di maggioranza, Bertinotti e Marini) che Monti ha accuratamente accantonato, nonostante avanzi di amministrazione e fondi di solidarietà accumulati a Montecitorio e Palazzo Madama garantiscano un tesoretto da 700 milioni di euro. Onorevoli pensioni - Altro capitolo, le pensioni. Il contributivo dal 2012 non basta. Si poteva stabilire un prelievo eccezionale sugli altri redditi dei titolari di vitalizi parlamentari e regionali, alzando poi dal 9% al 33% (in linea con la grande maggioranza degli italiani) l'aliquota dei contributi. Finanziamento ai partiti - Il finanziamento pubblico ai partiti è un po' il tallone d'Achille della Casta. Basti pensare, scrivono Stella e Rizzo, che dal 2001 ad oggi i rimborsi elettorali sono incrementati del 1110%, e l'inflazione non c'entra. In media, ogni cittadino italiano spende 3,30 euro l'anno per sostenere gruppi parlamentari e consiliari regionali. Riduzioni? In tempi di magra, nel 2010 i rimborsi sono calati del 10 per cento. Regioni esose - Gli sprechi si annidano soprattutto nelle Regioni. Quelle virtuose, come Lombardia ed Emilia Romagna, costano ai contribuenti 8 euro al giorno. Se tutte le altre si adeguassero, si risparmierebbero almeno 606 milioni di euro. Per non parlare delle baby pensioni, che proprio tra i dipendenti delle Regioni restano una costante.