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Nuova Ici, per chi non è ricco duemila euro di tasse in più

Le mani del governo sugli appartamenti. A Roma e Milano le case in affitto saranno più salate. Ma al Tesoro regna la confusione

Giulio Bucchi
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«Ma quanto pagherò?» Con l'arrivo dal gennaio 2012 della nuova Imu (Imposta municipale sugli immobili), che accorperà anche la vecchia Ici, è scattata nell'80% degli italiani - vale a dire quelli che risultano all'Agenzia del Territorio proprietari di uno o più immobili - l'affannosa ricerca di quanto toccherà pagare. Anche al ministero del Tesoro hanno le idee poco chiare. A seconda delle aliquote applicate negli oltre 8mila comuni italiani, la forchetta di gettito potrebbe variare dai 10 ai 12 miliardi. Una differenza non da poco considerando tutte le variabili: prima o seconda casa, zona di pregio, aliquota comunale applicata, pertinenze (garage, depandance, giardino), immobile residenziale o commerciale, affittato, concesso in uso gratuito o inagibile. Di certo la mannaia fiscale si abbatterà con maggior forza sulle seconde case e su quelle affittate o lasciate “in disponibilità” (al mare, in montagna, nel paese di nascita magari diverso dalla residenza). Tra le molte incertezze una garanzia: ai contribuenti che abitano in una casa di proprietà  spetterà una detrazione di 200 euro. Detrazione che dovrebbe «sterilizzare», almeno in parte, la reintroduzione dell'imposta, per non gravare troppo sui bilanci familiari. Per avere una bussola nel mare magno dei parametri variabili abbiamo chiesto al Centro Studi di Federproprietà di realizzare una simulazione d'impatto della nuova tassa su un immobile di 100 metri quadri (classe statistica di riferimento), di categoria A2 (abitazione classificata dal Catasto sotto la voce “tipo civile”). L'aumento del 60% delle rendite catastali («per avvicinare la tassazione ai valori di mercato degli immobili», ha spiegato il governo) è il vero moltiplicatore di base da tenere in considerazione. Resta da vedere sino a che punto i sindaci - che hanno la facoltà di agire sulla leva fiscale - se ne serviranno per far quadrare i bilanci locali. Infatti la bozza di decreto, al momento, prevede la possibilità, per gli immobili di residenza, di portare l'aliquota dallo 0,40% allo 0,60%. Una differenza non da poco che - pur considerando lo sconto di 200 euro di detrazione - potrebbe costare ad ogni famiglia alcune centinaia di euro. Molto più consistente l'esborso per chi, oltre alla casa di abitazione, possiede un altro immobile dato in affitto. Secondo le simulazioni realizzate da Federproprietà, in questo caso la differenza tra la vecchia Ici e la nuova Imu potrebbe lievitare considerevolmente, fino a qualche migliaio di euro l'anno per le case di maggior pregio e in zona centrale. Infatti per gli immobili diversi dall'abitazione principale il comune ha la facoltà di aumentare l'aliquota da un minimo di 0,76% ad un massimo dell'1,06%. Insomma, nell'attesa di conoscere i particolari  del provvedimento - tutt'altro che definitivo - non c'è altro che rassegnarsi: nella speranza che la nuova imposta venga, come promesso, agganciata al reddito del possessore e al numero di immobili dichiarati. Qualche esempio: a Milano si potrebbero pagare, per un immobile centrale in affitto dai 1.344 ai 2.246 euro in più. A Roma, stessa tipologia di casa in locazione, dai 1.38 ai 2.005 euro. In più, ovviamente. di Antonio Castro

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