Super Mario all'attacco dell'articolo 18
Le buone intenzioni di Monti: riforma del mondo del lavoro. L'Ue spinge per la revisione, Mario conferma: "Sarà il prossimo cantiere"
E non è finita. Il giorno dopo il varo della manovra da 30 miliardi Mario Monti è già proiettato sui prossimi interventi. Quelli buoni, tanto per capirci, dopo la valanga di tasse contenuta nel decreto. Si tratta del capitolo riforme strutturali, su cui si erano concentrate le richieste dell'Europa e su cui, di fatto, è caduto il governo Berlusconi. La strada per abbattere vincoli e ostacoli che impediscono alla crescita di rianimarsi e all'occupazione di rimettere in moto il circolo virtuoso capace di sfruttare la flessibilità, senza trasformarla in precarietà saranno forse uno scoglio più duro delle pensioni, su cui il professore della Bocconi dovrà faticare molto per rendere il boccone digeribile ai sindacati. Ma, come per il sistema previdenziale, è forse per questo più che per le stangate che il governo di tecnici è stato chiamato a Palazzo Chigi. L'indicazione a fare in fretta anche sulla seconda fase è arrivata ieri dal commissario Ue per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, che dopo aver definito il pacchetto «tempestivo e ambizioso», ha aggiunto che ancora molto resta da fare, su occupazione e crescita soprattutto. Il governo ha già il suo piano in questa direzione, ha spiegato il portavoce di Rehn, e lo ho anche illustrato al commissario nel corso dell'ultimo eurogruppo del 29 novembre scorso. I dettagli ancora non ci sono, ma l'impianto complessivo è quella della cosiddetta agenda Ichino. Per la riforma del mercato del lavoro, il governo si ispirerà al modello nord europeo. A dirlo è stato Mario Monti nel corso di un incontro con la stampa estera. Ad una domanda sulla possibilità che anche in Italia si adotti il modello danese in cui c'è una maggiore flessibilità, ma anche maggiori garanzie per i lavoratori finanziate da una tassazione particolarmente elevata sui redditi, Monti ha sottolineato che per la parte fiscale non intende seguire quell'esempio. Ma sul resto, l'intenzione è di ispirarsi al quel sistema: «I Paesi nordici hanno molto da dire sulla flex-security e l'Europa dovrebbe prendere spunto dalle sue best practice. L'idea è quella di «ispirarsi» ai paesi del Nord Europa «nel modo di intendere la protezione sociale e cioè non la protezione del singolo posto di lavoro, ma la protezione del singolo lavoratore». Nel senso di accrescere di molto la possibilità di «transito e di training tra un lavoro e l'altro». Questo modello, ha concluso, «è un modello che ci ispira» e «faremo passi in questa direzione». Sul fronte lavoro, che significa principalmente affrontare il nodo dell'articolo 18, Monti ha intenzione di procedere spedito. «Il tema dell'ammodernamento dei sistemi di welfare» è la materia che «ovviamente necessità in misura maggiore del negoziato con le parti sociali», ha detto Monti. Sarà il «prossimo cantiere» che partirà «a distanza di qualche giorno». Non sembrano invece esserci troppe sorprese in ballo sul fronte liberalizzazioni, su cui il governo è già intervenuto nel decreto. Parlando di «riforme strutturali volte a togliere i freni all'economia dell'Italia» il premier Mario Monti si è infatti limitato a spiegare che nella manovra «è previsto un forte pacchetto di liberalizzazioni e di promozione della concorrenza». di Sandro Iacometti