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Si può vincere pure senza Pirlo Panchina, arma in più di Conte

Il commento sulla giornata di Serie A: i bianconeri unica rivale del Milan nella corsa scudetto. La Roma? Squadra senza identità

Andrea Tempestini
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Zero gialli contro tre rossi. Non bastano due freddi numeri a raccontare una partita o una giornata di campionato (leggi la cronaca di tutte le partite), ma talvolta aiutano. A otto giorni dall'attesa sfida di Torino, Juve e Roma si rivelano per quello che realmente sono.  I bianconeri non trovano il gol con la facilità disarmante del Milan, ma di certo sono l'unica rivale dell'armata rossonera per il titolo. Dopo i raffronti con la Juve del Trap, la squadra di Antonio Conte dopo la vittoria sul Cesena si merita un paragone altrettanto nobile con quella di Capello: solida, cinica, padrona del campo e “fortunata” negli arbitraggi (e stavolta nessuno può prendersela con Moggi). L'allenatore bianconero conferma ancora una volta di poter fare a meno di qualunque suo giocatore, persino di Pirlo, ma non di Marchisio. A Napoli senza il centrocampista, Conte aveva ribaltato la formazione rischiando un inedito 3-5-2. Ieri ha dato fiducia al 4-3-3 con Vidal a barcamenarsi con il ruolo di regista e Pazienza sul centro-destra. La Juve ha faticato a trovare la rete, ma il 73 per cento di possesso palla della prima frazione è stato un segnale importante. Nella ripresa fuori la coppia d'oro Vucinic-Matri, dentro Quagliarella, Del Piero e - dopo lo sfortunato infortunio al capitano - Giaccherini. Il gioco offensivo ne ha giovato, anche se poi a risolvere è stato il solito colpo di classe di Marchisio. Sei reti per il “Fabregas bianconero”, le stesse di Matri. Il rigore regalato da Doveri a Giaccherini ha solo arrotondato il risultato e premiato Vidal per l'impegno. E se lo scudetto si vince soffrendo e battendo le piccole, la Juve ha fatto  capire bene qual è il suo valore. TESORI IN PANCHINA «Sono contento che i ragazzi meno utilizzati abbiano risposto bene», ha detto Conte. Proprio come il Napoli sabato sera (4-2 al Lecce con quattro riserve in campo), anche la Juve scopre di aver qualche freccia in più oltre agli undici “titolarissimi”. E questa è davvero una brutta notizia per il Milan, dato che nemmeno le diffide riescono a fermare i bianconeri.  Bonucci, Chiellini, Pepe e lo stesso Vidal hanno evitato il giallo e saranno in campo lunedì sera con la decimata Roma. A Firenze, i giallorossi sono stati vittima dell'inesperienza e della foga. E se le prime due espulsioni - Juan e Gago - possono essere considerate parte della sfida con la Fiorentina (che ringrazia per i tre punti regalati a domicilio), il rosso a Bojan è il sintomo della confusione che regna in casa giallorossa. Luis Enrique ha confessato a Radio Rai di «sentirsi male» per i giocatori e i tifosi. «Se avvertissi che la squadra non mi segue, me ne andrei subito», ha detto lo spagnolo. E se non ha ancora fatto le valigie, vuol dire che la colpa degli ultimi risultati è solo dei giocatori che non riescono a mettere in pratica quanto chiesto dal tecnico. MIRAGGIO BARCA In estate Sabatini da plenipotenziario ha comprato tanto e bene, ma ha intasato l'attacco di troppi giocatori “normali” (Pjanic a parte) complicando per di più il lavoro dell'allenatore. Sono mancati invece investimenti importanti sugli esterni e - a parte il non stupefacente Josè Angel - l'adattamento di Taddei non può garantire il salto di qualità alla squadra. Tuttavia, le quattro sconfitte nelle ultime sei partite sono troppo poco anche per questa rosa. Nasce perciò il dubbio che l'esperimento romanista abbia un solo problema di fondo: l'illusione di poter copiare il modello Barcellona. La tradizione e l'organizzazione blaugrana invece non sono esportabili più della democrazia in Medio Oriente. Il “gemello perdente” di Guardiola ha privato la Roma della sua identità, ma non ha saputo infondergliene un'altra efficace e adatta al calcio italiano. Lo dimostra lo “sgarbo” a Totti, accomunato a Del Piero in un'altra giornata nera per le stelle stagionate del nostro campionato (ma almeno Alex ha visto il campo prima di uscire sfregiato). «Francesco non è al 100 per cento, non poteva giocare dall'inizio», si è giustificato “Lucho”, «e al riposo ho pensato che non sarebbe stato giusto per lui farlo entrare con noi in dieci e già sul 2-0 per loro». Forse il Pupone andrà in campo con la Juve e salverà la panchina al suo allenatore con i suoi numeri, ben diversi da quelli che oggi dividono Juve e Roma. Come quelli messi in mostra da Ibarbo - primo gol  da incorniciare nel nostro campionato -e da Di Vaio, un capitano corraggioso che continua a fare le fortune del suo Bologna. Tanto che un vecchio marpione dei nostro calcio come Pioli non ci pensa proprio a metterlo fuori. Luis Enrique rifletta... di Francesco Perugini

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