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Spie Giarda, ecco l'uomo che come fece Amato spierà (e preleverà) dai nostri conti correnti

Il colpo in banca: ogni anno tassa sui depositi dell'un per mille. Arriva anche il nuovo bollo sulle comunicazioni degli investimenti

Andrea Tempestini
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Come avevamo previsto. Anzi peggio. Il governo di Mario Monti entra a gamba tesa nei conti correnti bancari. E pure nei dossier titoli. Un intervento più duro del “colpo in banca” architettato da Giuliano Amato nel 1992 col prelievo forzoso del 6 per mille sulle somme depositate allo sportello. Con la manovra sui conti pubblici approvata ieri dal consiglio dei ministri, i professori della Bocconi ci servono un boccone ben più indigesto sul fronte “bancario”. Di fatto il blitz inventato da Amato 20 anni fa come mossa una tantum diventa strutturale. Una patrimoniale mascherata, insomma. Il “nome” non viene riportato da nessuna parte. Ma è semplicemente un trucco. La sostanza è la stessa. Cambia, infatti, il meccanismo dell'attuale imposta di bollo. Non più una tassa fissa, ma un tributo con aliquota agganciata al saldo del conto. L'aliquota sarà  attorno all'1 per mille ed è stata concordata con gli esperti delle banche per garantire, almeno in partenza, la parità di gettito. Non solo. Sul deposito titoli scatta un balzello in più: arriva, infatti, un bollo anche sulle comunicazioni periodiche che i clienti ricevono per conoscere l'andamento dei loro investimenti. E non è tutto. Perché sulle rendite finanziarie - oggi tassate al 20% con le imposte sostitutive - arriva un “bollo” in più. Sotto tiro anche le transazioni finanziarie, per le quali vengono introdotti nuovi interventi fiscali, per ora non molto chiari. Monti ha promesso che inviterà anche l'Europa ad agire  in questa direzione. Il pacchetto  si completa con  un prelievo aggiuntivo dell'1,5% sui soldi rientrati negli scorsi anni in Italia con lo scudo fiscale. Si trattava di una novantina di miliardi di euro per i quali era stata versata nelle casse dello Stato una cifra attorno ai 4,5 miliardi (la tassa-condono era al 5%). Calcolatrice alla mano, vuol dire che il gettito aggiuntivo  sfiorerà gli 1,5 miliardi. In ogni caso, la mossa dovrebbe rappresentare l'ultimo atto della storia dei condoni made in Italy, stando alle parole del premier in conferenza stampa. STRETTA CREDITIZIA Monti tenterà di spacciare la misura adducendo ragioni di equità, ma sbaglia. Rendere il prelievo fiscale sui conti e i depositi bancari proporzionale al saldo ha effetti pericolosi sulla raccolta degli istituti. Di fatto lo Stato ha piazzato un bocchettone sui salvadanai degli italiani: più denaro si risparmia e più gettito arriva all'Erario. Un  meccanismo perverso, che potrebbe incentivare nuove fughe di grandi capitali all'estero. E con meno denaro versato allo sportello, calano inevitabilmente i prestiti erogati. Una mazzata colossale per le imprese e pure per le famiglie, alle prese con la stretta creditizia. Ecco perché l'intervento non piace più di tanto ai banchieri ed è stato in qualche modo ingoiato. A compensare il giro di vite sui conti, c'è infatti la norma che prevede l'ombrello dello Stato sulle emissioni delle banche. In pratica il Tesoro farà da garante sui bond degli istituti: l'anno prossimo scadono una valanga di milardi di  obbligazioni e l'aiutino pubblico può diventare cruciale.    Meno soddisfatti, invece, i banchieri per quanto riguarda l'uso del bancomat e delle carte di credito come mezzo per la lotta all'evasione: la soglia per i pagamenti in contante fissata a 1.000 euro non sembra destinata a ingrassare il business dei pagamenti elettronici. Tra le altre novità, la creazione di un conto corrente di base (che dovrà essere definito con accordo tra l'Associazione bancaria italiana e il governo) per tutti coloro che saranno soggetti all'obbligo di usare strumenti bancari per le transazioni commerciali. Certamente non una brutta notizie per i big del credito. Per i quali  il giudizio sull'intera manovra è intermedio. E dire che l'insediamento del governo di Mario Monti era stato accolto con entusiasmo nelle stanze segrete dei banchieri. COMMENTI BANCARI In un documento riservato messo a punto dai grandi gruppi creditizi dopo il giuramento dell'Esecutivo guidato dal professore della Bocconi, gli apprezzamenti si sprecano: «Un nuovo governo tecnico è in carica e questo può essere positivo per il mercato» si legge nel report riservato di cui Libero è in possesso. Documento nel quale i banchieri davano alcuni suggerimenti sugli interventi, limitandosi ai comparti da toccare: «tasse, pensioni, welfare, infrastrutture».  Poi qualche previsione, ovviamente positiva. «La riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil è cruciale e possibile», e così «l'Italia può diventare un Paese molto attrativo». Il riferimento è ai grandi investitori istituzionali internazionali, destinatari del rapporto riservato delle banche italiane. Che non hanno perso tempo, e  subito dopo l'arrivo di Monti a palazzo Chigi gli hanno fatto da grancassa all'estero. Sorpresa? No. Del resto, il sospetto che fossimo in mano al governo delle banche era forte. E ora c'è anche una prova.   di Francesco De Domincis twitter@DeDominicisF

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