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Sobrio, perfido e intelligente Zalone, rivoluzione della risata

Il suo "Resto umile World Show" andato in onda venerdì su Canale 5 ha archiviato i residui dell'antiberlusconismo militante

Lucia Esposito
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La dittatura della sobrietà ha trovato il suo primo e più rappresentativo dissidente: Checco Zalone. Il suo Resto umile World Show andato in onda venerdì in prima serata su Canale 5 sancisce l'inizio di una nuova era della satira e archivia i residui dell'antiberlusconismo militante. Crozza, Dandini, Guzzanti: tutti superati. Concentrati com'erano sulla figura di Berlusconi, non hanno saputo inventare metodi alternativi all'insulto per strappare una risata. Zalone, invece, ha scovato una nuova via, ha fuso la satira sui costumi a quella politica, riuscendo a menare bastonate a destra e sinistra, nominando Silvio il meno possibile e sempre di sfuggita. Ha strappato grasse risate – il che, in tempi di loden e viaggi in treno piccolo borghesi, è un bel modo di ristorarsi – ma non è mai scaduto nella volgarità, anzi ha dimostrato un coraggio da leone. Gli ascolti lo hanno premiato: 5 milioni e 600mila spettatori e uno share del 22,42%. Non siamo ai livelli di Fiorello, certo, ma il paragone fra i due è improprio. Intanto, Checco paga la programmazione di venerdì, proprio all'inizio del weekend, quando il suo pubblico tendenzialmente giovane ha altro da fare che sedersi sul divano a guardare la tv (la settimana prossima, poi, ci sarà il ponte e diventerà ancora più difficile incollare gente alla poltrona). Quello di Zalone, inoltre, non è il classico varietà che in Rai sanno ancora fare bene, e Fiorello più di tutti. Ci sono pochi ospiti, visto che le grandi star non sono molto disponibili a farsi linciare per promuovere il proprio disco. Tutto il peso delle due ore di trasmissione ricade sul comico pugliese, il quale regge alla grande nonostante sia alla prima esperienza. In ogni caso, anche se avesse raccolto la metà degli ascolti, Resto umile World show avrebbe compiuto la sua missione. Per la prima volta, infatti, su un'emittente generalista si è fatta ironia su un mostro sacro come Roberto Saviano. Checco ne imita in modo eccezionale i lunghi silenzi e le interminabili pause di riflessione, i sorrisetti e la finta timidezza, fino alla battuta capolavoro: «Questa sera voglio parlarvi di rifiuti». Sì, quelli ricevuti da una marea di ragazze partenopee, perché a Napoli «la figa è controllata dalla Camorra» e la “macchina del fango” opera contro l'autore di Gomorra, diffondendo voci sulla scarsa misura del suo pene e sulla sua incapacità sotto le lenzuola. Qualcuno ha già detto, come ovvio, che si tratta di becerume berlusconiano tipico di Mediaset. Un corno, Zalone non è mai offensivo, anzi ha colto perfettamente i punti deboli dell'icona Saviano. Allo stesso modo, è esilarante (seppure venerdì sia rimasta sottotraccia) la perfidia con cui la bella e nerissima Youma fa il verso a Giulia Innocenzi, la valletta di Santoro, citando Gramsci e parlando come una Nilde Iotti rediviva.Il suo Nichi Vendola che se la prende con un gruppetto di poveri bambini perché non gli fanno domande sufficientemente intelligenti (finché uno non gli sfodera citazioni marxiane e gli altri gli chiedono conto della sua auto blu) è straordinario, e si ride anche con la caricatura di Renzo Bossi in stato catatonico («Renzo, un aggettivo per descrivere il programma». E quello: «Da vedere». «No, Renzo, un aggettivo». Il Trota, come uno zombie: «Vedere»). In realtà, la grandezza di Zalone sta nella capacità di fare a meno della politica, superandola per occuparsi di questioni più serie. Checco è in missione per conto di Dio con l'obiettivo di sgretolare il buonismo a tutte le latitudini. Non c'è minoranza etnica o gruppo sociale che ne esca indenne. Immaginiamo le Erinni di “Se non ora quando” inorridire di fronte alla richiesta del «voto anche per le ragazze con le tette piccole» o alla battuta sul matrimonio: «Se il bambino mi sveglia di notte a piangere sarete in due». Ciliegina sulla torta, Laura Pausini che canta “Penso solo a dargliela”, coraggiosissima al pari di Kekko dei Modà che si fa sbertucciare da Zalone nelle vesti di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro. La canzone sugli “uomini sessuali” è un grande classico, come la distinzione tra i gay e “noi normali” o la sacrosanta istanza di progresso sociale: “Sono per i diritti dei gay: agli omosessuali sempre diritto”. Sublime la crudeltà verso i cantanti impegnati nei progetti umanitari dopo le catastrofi (il riferimento è alla canzone sul terremoto dell'Aquila). Maremoto a Porto Cervo è ciò che Fiorello avrebbe potuto fare in radio, senza l'ossessione dei toni bassi di Raiuno. Mai si era visto prima Albano cantare «niente bionde né brunette son tornate le pugnette». È volgare? Per niente: è cattivo, ma vero. Zalone ha preso atto che il nostro modo di ridere è cambiato, più sguaiato forse, ma anche più cinico. Dopo Resto umile, la comicità in tivù non sarà più la stessa. di Francesco Borgonovo

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