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Tracciabilità a 300 euro: ci toglieranno pure la libertà (Maglie)

Maglie: per contrastare i furbetti del fisco il governo vuole rendere tracciabile ogni transazione sopra i 300 euro: ribelliamoci

Lucia Esposito
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Ribellarsi è giusto quando ti strangolano. Ricordatevi questa parola, puzza di dittatura: tracciabilità.  Sembra un parola come un'altra, un po' faticosa da pronunciare, ma se lunedì i Grandi Sordomuti che stanno al governo decideranno di imporla agli italiani, e lo faranno nemmeno in nome del vecchio credo comunista, che mascherava tasse e divieti da veicoli di solidarietà e giustizia sociale, ma addirittura come unica strada da percorrere per salvare il Paese,  un altro pezzo e non piccolo di libertà ci saluterà. Mi auguro che gli italiani abbiano ancora la forza e la voglia di ribellarsi perché dopo la dittatura  delle banche c'è la dittatura dei militari, che sarebbe perfino più nazionalista, o forse si fondono e già ci attendono dietro l'angolo, accolti da una classe politica che ben più che per i privilegi va condannata, e sostituita, per aver abdicato al proprio  ruolo. Non sappiamo ancora se il governo dei tecnici metterà mano alle grandi riforme liberali che nessuno in questi vent'anni è stato capace di fare; e che da tecnici competenti dovrebbero avere supremamente a cuore e poter fare, liberi da lacci e laccioli della politica; ma  di certo sappiamo che questo governo metterà volgarmente le mani nelle nostre tasche, secondo la regola per la quale non servono certo dei supponenti professori, ovvero che quando i soldi finiscono, lo Stato li va a cercare nelle case dei contribuenti.Se l'Ici sulla prima casa, ovvero sull'unica che la stragrande maggioranza degli italiani possiede,  è una tassa odiosa, la «tracciabilità» è un divieto illiberale , è un furto a favore delle banche, che rischia di diventare ancor più insopportabile. In nessun paese esiste un limite al di sotto dei 3mila euro. Rendere obbligatoria la «moneta elettronica», ovvero le carte di credito e i bancomat, al di sopra dei 300 euro, o addirittura per ogni tipo di transazione, significa  vietare l'uso privato del denaro. Guardate che si parla dei nostri soldi, quelli che mettiamo in banca ingenuamente convinti che continuino ad appartenerci.  Guardate che si parla della nostra libertà e della nostra vita, e così ce la tolgono. Mi avvarrò di qualche esempio. Già oggi se tu hai ventimila euro depositati sul tuo conto e  li vuoi ritirare, gli devi spiegare perché; già oggi possono prendersi fino  a un mese per restituirti il tuo denaro, già oggi se tu fai un assegno, i soldi se li prendono subito, se lo incassi devi aspettare almeno cinque giorni. Immaginatevi che da trecento euro in su uno debba per forza usare bancomat e carte di credito, con i relativi costi che si aggiungono al costo di ogni transazione e al costo del conto corrente. Immaginatevi che  uno si voglia concedere una serata di scappatella e se la ritrova sull'estratto conto che arriva a casa, o, più bonariamente, che una voglia fare un regalo al marito a non voglia far sapere quanto ha speso, ma poi arriva l'estratto  conto sul conto corrente in comune. Immaginatevi che abbiamo banconote da 500 euro, che ne facciamo, accendiamo l'ultima sigaretta prima del giustificato suicidio, visto che nulla di nostro, di privato, di deciso da noi, ci sarà rimasto? Pensate alle persone anziane, che il bancomat non lo sanno usare, a quelli che fanno piccoli lavoretti, naturalmente in nero, coltivano un orto e vendono l'insalata, vendono dei fiori, del pesce che hanno pescato personalmente. Pensate che pietà l'è morta, e ribellatevi.  A favore della tracciabilità si è subito schierata, spacciandola per metodo infallibile di lotta all'evasione fiscale, la sinistra giudiziaria nelle figure cupe  degli esponenti dell'Italia dei Valori e della pasionaria di Rai 3, Milena Gabanelli, una che sostiene che si campa benissimo con 50 euro a settimana, che è quel che costa un'applicazione del suo fondo tinta.   Pensateci, e ribellatevi, sono ancora gli elettori a decidere, forse. di Maria Giovanna Maglie

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