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La Rai tifa "rinvio a giudizio" Obiettivo: far fuori Minzolini

Il presidente Garimberti: "Spero non ci sia nessun rinvio per motivi d'immagine". Ma se le toghe decidono per il sì...ecco il piano

Andrea Tempestini
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L'accerchiamento è quasi completo: Augusto Minzolini, il direttore del Tg1, sta per essere fatto fuori. Il presidente di Viale Mazzini, come spiega Enrico Paoli nell'articolo che segue, ha invocato "il vento Monti", ossia il vento del cambiamento per spazzare via i vertici del tg della rete ammiraglia. Ma non solo. Lo stesso Garimberti, infatti, tifa per il rinvio a giudizio di Minzolini. Oltre alle dichiarazioni di facciata - "Spero che non accada per motivi di immagine d'azienda" - il presidente si è già detto a convocare un Cda della Rai straordinario nel caso vi fosse una decisione relativa al rinvio a giudizio del direttore. Obiettivo: farlo fuori. Sì, d'accordo alla Rai ci sarà pure un problema Tg1 - ammesso che un fisiologico sorpasso da parte del Tg5, otto volte in due anni, sia un problema o il gioco delle parti - e una questione Augusto Minzolini, condannato ancor prima che lo facciano i giudici. Ma l'attacco al cuore del cavallo morente di viale Mazzini da parte del presidente del cda, Paolo Garimberti,  ha tutto il sapore della dichiarazione di guerra, consegnata a mezzo stampa, nei confronti dei consiglieri di amministrazione nominati da Pdl e Lega.  Perché il vero nodo non sono gli ascolti o le nomine saltate in cda, quelle semmai sono un problema serio per il direttore generale, Lorenza Lei,  ma il presente e il futuro del Tg1. I consiglieri indicati da Pdl e Lega non sono affatto disposti a cedere il telegiornale dell'ammiraglia Rai ad un uomo indicato dalla sinistra, nel caso in cui Minzolini dovesse lasciare, così come non intendono avallare un processo sommario al direttore del Tg1 ancor prima che lo abbiamo fatto i giudici. Soltanto di fronte a fatti concreti, a dati reali, i consiglieri espressi dalla maggioranza che reggeva il governo Berlusconi sono disposti a trattare, non a mollare. Garimberti, invece, vorrebbe tutto e subito. «Basta giochini politici, che paralizzano il cda. O dimostriamo di saper prendere decisioni o andiamo a casa», dice Garimberti, facendo, poi, un sibillino appello alle istituzioni affinché «il vento Monti cominci a spirare anche nella tv pubblica». Un modo, nemmeno tanto velato, per dire ai consiglieri espressi da Pdl e Lega che anche a Viale Mazzini ora non comandano più loro, ma la sinistra. Certo, martedì prossimo ci sarà la decisione sul rinvio a giudizio per peculato a carico di Minzolini, che mercoledì sera ha visto il suo notiziario raccogliere nuovamente meno ascolti del Tg5, ma questo non giustifica la guerra preventiva, dato che Garimberti si è detto «pronto a convocare d'urgenza un cda per discutere del caso Minzolini nell'eventualità di rinvio a giudizio». Nel frattempo il centrosinistra continua a chiedere la sostituzione del direttore del Tg1, un po' come faceva con Berlusconi quando era a palazzo Chigi. Richiesta alla quale  Minzolini replica con i numeri. «È azzardato parlare di crisi del Tg1», sottolinea il direttore, puntando il dito contro un traino meno brillante del passato, «l'ulteriore affollamento» della fascia 20-20.30 con l'arrivo su Rai3 del programma di Lucia Annunziata e le voci sul futuro della testata che finiscono per «destabilizzarla». di Enrico Paoli

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