Don Verzè si mette in croce: 'San Raffaele? Mi offro ai pm'
Il sacerdote, fondatore dell'ospedale, affida a una lettera la sua difesa: "Mi offro al giudizio di tutti..."
Don Verzè scrive una lettera sullo scandalo che ha travolto il San Raffaele e che ha spinto la Procura di Milano ad aprire un'inchiesta: "Non leggo la stampa da mesi, ho pensato di fare come Gesù che, dopo aver guarito tanti ammalati e dopo averci donato una dottrina salvatrice, fu arrestato, condannato alla croce: non si è difeso. Ma sono stato pregato di leggere la rassegna stampa e oggi non posso più tacere, con il rischio che il mio silenzio danneggi molti e in particolare l'Associazione dei Sigilli, persone qualficate ed assorbite con assoluta purezza nel travaglio della gestione dell'Uomo immagine di Dio, secondo la filosofia del San Raffale, un'associazione civilmente e canonicamente riconosciuta". Don Verzé dice: "Sono sacerdote da 91 anni, ne ho viste di tutti i colori e mi sono semplicemente proposto di non lasciare il mondo assistenziale come l'ho trovato: cameroni di trenta quaranta letti, spesso sghangherati, senza servizi. Solo i ricchi potevano acedere alle case di cura private, tenute soprattutto da Religiosi. (.....) Oggi il San Raffaele non è fallito, è stato messo sotto la protezione del Vaticano e della Giustizia. Sì è vero, un aereo il dott. Mario Cal, mio vicepresidente esecutivo, mi propose di acquistarlo per risparmiare tempo e fatiche, sempre disponibile per andare in India, in Tibet, in Africa in America Latina, oltre che a Roma, Cagliari, Olbia ". Ecco uno stralcio della lettera, scritta dal sacerdote, fondatore dell'ospedale. "Con questa mia lettera mi offro al giudizio di tutti, dei signori pubblici ministeri, del cda, dell'opinione pubblica e rivendico l'intera responsabilità morale e giuridica di quanto avvenuto per il San Raffaele. Ne rivendico, peraltro, anche la fondamentale importanza del suo esistere e del suo perpeturarsi nella panoramica della cultura e della sanità. Confido anche di avere la forza (fisica) di affrontare dinanzi a tutti questo passo al quale non ho intenzione di sottrarmi. Concludo: ora so cosa significa essere con Cristo, tempestato da insulti, sulla croce. Fa parte del mio programma sacerdotale".