L'Idea anti-crisi di Passera: Stato ci pagherà in Bot
Il ministro dello Sviluppo Passera vuole utilizzare i titoli di Stato per saldare i debiti dello Stato verso i privati: così si abbatte il deficit
Tra un po', se continua così, ce li daranno di resto anche quando andiamo a comprare il pane. Dopo gli appelli di giornali e privati cittadini all'acquisto patriottico di quote del debito pubblico, la richiesta del neo ministro dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, di avere lo stipendio in titoli di Stato e il Btp-day delle banche, anche Corrado Passera si è lasciato contagiare dalla Bot mania. Questa volta, però, non si tratta di iniziative volontarie o promozionali. Il super ministro dello Sviluppo e delle infrastrutture ha infatti intenzione di usare le obbligazioni del Tesoro per saldare i debiti della Pa verso le aziende private. Un bottino di circa 70 miliardi (che sale a 200 considerando le amministrazioni locali) che pesa come un macigno sui bilanci delle imprese. Basti pensare che nel 2010, stando ad uno studio effettuato dall'Istituto per la competitività guidato da Stefano da Empoli, gli oneri aggiuntivi a carico delle aziende (costrette a finanziarsi sul mercato bancario) per i ritardi dei pagamenti dello Stato per forniture e servizi si sono aggirati sui 2 miliardi. Inutile dire che l'Italia è maglia nera in Europa, con attese medie per il saldo di 86 giorni rispetto ai 21 della Francia, gli 11 della Germania, i 19 del Regno Unito e i 27 della media europee. Tecnici al lavoro Come uscirne? L'idea di Passera, anche se il ministro sostiene di aver recepito una proposta delle imprese, è quella di prendere i classici due piccioni con una fava attraverso l'utilizzo di titoli di Stato per abbattere una quota del debito privato della Pa. Inutile ragionare sui dettagli, perché ancora non ce ne sono. La proposta è stata messa sul tavolo durante il vertice con l'alleanza delle imprese (Confindustria, Rete Imprese, Abi, Ania, Alleanze delle cooperative) convocato mercoledì sera dal ministro per fare il punto sulle nuove misure per rilanciare lo sviluppo. Ma, stando a quanto riferiscono a Libero alcuni partecipanti, Passera si sarebbe limitato a tirare il sasso, senza offrire ulteriori chiarimenti. «Anche su liberalizzazioni, costo del lavoro e pensioni», sostiene la fonte, «il ministro non ha fornito approfondimenti tecnici. C'è ancora un po' di confusione». Problemi di gettito Malgrado i contorni sfumati, l'ipotesi ha già raccolto molti consensi. Confindustria e Confcommercio si sono detti assolutamente favorevoli, Rete imprese, per bocca del presidente di turno Ivan Malavasi, ha definito l'ipotesi «interessante e innovativa». Anche all'alleanza delle Cooperative guidata da Luigi Marino piace, ma, come ha detto il presidente della Legacoop Giuliano Poletti, è percorribile solo se i titoli di Stato potranno essere utilizzati per assolvere gli oneri fiscali e previdenziali delle imprese. Si tratterebbe, insomma, di lavorare ad una forma di una compensazione. La questione era stata affrontata, in parte, nella manovra estiva del 2010 che permetteva alle imprese di compensare i crediti con la Pa con i debiti verso il fisco. La norma, assai timida, si limitava a consentire lo “scambio” solo con somme già iscritte a ruolo, ma era comunque qualcosa. Peccato, però, che i decreti attuativi non siano mai stati varati. La proposta di Passera riapre il cantiere. I tecnici del ministero stanno lavorando alla fattibilità dell'utilizzo dei titoli di Stato, tenendo sotto mano anche la norma sulle compensazioni. La sfida è quella di trovare un punto di equilibrio tra un sostegno concreto alle imprese e un impatto limitato sul gettito. Segnalil concreti È evidente, infatti, che pagare le aziende con titoli non liquidi non servirebbe a granché. «Per una grande impresa», spiega a Libero Giorgio Guerrini, «incassare titoli di Stato può anche funzionare, ma una Pmi cosa se ne fa dei Bot, li mette in busta paga?». Il presidente di Confartigianato, che non ha partecipato all'incontro di mercoledì, premette di «non essere concettualmente contrario alla proposta», ma «bisogna capire esattamente di cosa si tratta, se c'è una franchigia per le piccole imprese, se ci sarà una meccanismo compensativo, se i titoli di Stato saranno di nuova emissione o del mercato secondario, se si passerà attraverso l'intermediazione bancaria, con i relativi oneri». Il timore, dice, «è che in un passaggio Stato-banche-imprese alla fine siano le ultime a rimetterci». Nell'attesa che i nodi vengano sciolti, dice Guerrini, «sarebbe un segnale forte anticipare al 2012, piuttosto che aspettare la scadenza del marzo 2013, il recepimento della direttiva europea che accorcia i tempi dei pagamenti». Cosa su cui Passera si è già pubblicamente impegnato. Guerrini attende «segnali concreti». Segnali che potrebbero non arrivare lunedì. La questione, infatti, che richiede ancora una fase di studio, non dovrebbe essere inserita nel pacchetto delle misure urgenti. di Sandro Iacometti