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La smentita di Marchionne: "Via dall'Italia? Mai detto"

L'ad di Fiat sibillino: "Abbiamo attività in tutto il mondo. Non ne possiamo più della dittatura dei sindacati"

Andrea Tempestini
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Giallo sulle parole di Sergio Marchionne. Il manager, secondo quanto riferito da Radio 24, avrebbe detto: "Possimao lasciare l'Italia. Siamo una multinazionale e abbiamo attività in tutto il mondo. Potremmo andare avanti anche senza l'Italia". Le frasi sono però state smentite da Fiat, che ha circostanziato le dichiarazioni spiegando che le parole "lasciare l'Italia" erano contenute nella domanda del giornalista, e non nella risposta dell'amministratore delegato, che è parsa comunque piuttosto sibillina. Il punto è che Marchionne è esasperato dall'atteggiamento della Fiom, i metalmeccanici della Cgil, che dopo l'annuncio della disdetta degli accordi sindacali in tutti gli stabilimenti ha minacciato uno sciopero di almeno quattro ore per il 16 dicembre. "Abbiamo avuto la maggiora parte dei lavoratori che appoggiano un'alternativa. Il terno è passato - prosegue il manager italocanadese - ed è inutile cercare di insistere che bisogna rinegoziare. Quella decisione è stata presa e non possiamo continuare a votare finchè non vince la Fiom. E' la tirannia della minoranza verso la maggioranza. La Fiat non può essere la vittima di questa minoranza", ha sottolineato. La smentita - Successivamente Fiat ha diffuso una nota in cui smentiva le parole del manager: "Le dichiarazioni dell'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, riportate oggi da alcune agenzie di stampa riprendono in modo parziale e arbitrario alcune frasi pronunciate ieri a Washington alla presenza di numerosi giornalisti italiani tra i quali il corrispondente di Radio24". Il Lingotto ha specificato che "non si è trattato di un'intervista esclusiva" e che Marchionne, rispondendo a una domanda del giornalista di Radio24 che conteneva le parole "lasciare l'Italia" ha detto: "La Fiat è una multinazionale. Gestiamo attività in tutte le parti del mondo. Abbiamo attività economiche e industriali al di fuori dell'Italia. Vendiamo macchine in Brasile, in Cina, in America, in Messico. La cosa importante è la sopravvivenza della Fiat che non può essere messa in discussione. Ci abbiamo messo otto anni per rimetterla in piedi. Abbiamo creato un'alternativa con Chrysler e non possiamo metterla in dubbio. Chiunque pensa di condizionare la Fiat si sbaglia". Alla Camusso - "Il fatto - ha proseguito Marchionne dagli Stati Uniti - è che un operaio su dieci vuole condizionare l'andamento dell'azienda. La Fiat non può essere la vittima di questa minoranza. Non si può investire così, parliamo di miliardi di euro di investimenti, non di aprire un supermercato. Possiamo lasciare l'Italia. Siamo una multinazionale e abbiamo attività in tutto il mondo. Potremmo andare avanti anche senza l'Italia. Chi pensa di poter condizionare la Fiat, si sbaglia alla grande". Sulla richiesta della Camusso di far intervenire anche il Governo sui progetti industriali Fiat, il Marchionne ha risposto: "Il Governo non ci entra nulla e Monti, quel povero uomo che ha un mondo di cose da fare, cosa ci entra con la Fiat? Monti deve portare avanti una serie di manovre per cercare di ottenere la tranquillità a livello europeo dei finanziamenti del paese e se non ce la fa, fallisce il progetto. Per questo deve essere assistito e appoggiato dalla politica fino a quando ha risolto il problema. Non abbiamo altra scelta. Bisogna lasciarlo lavorare. Ho una grande fiducia nelle sue capacità di gestione". Pronta, è arrivata anche la replica del segretario della Cgil. "Marchionne è come una bomba a orologeria - ha spiegato la Camusso -, ogni volta che si fa un passo avanti, riporta tutto indietro".

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