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Berlusconi pensa al piano B: Un piccolo partito personale

Silvio vuole recuperare il rapporto con la Lega, stoppare le velleità di Formigoni e pensa a una sua lista

Lucia Esposito
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Recuperare il rapporto con la Lega. Stoppare le velleità di Roberto Formigoni. Blindare Angelino Alfano alla guida del Pdl e, di conseguenza, come futuro candidato premier del centrodestra. Questi sono i binari sui quali intende muoversi nei prossimi mesi Silvio Berlusconi. Lasciando sullo sfondo anche un piano B: quello di fondare un piccolo partito personale composto solo dai fedelissimi che possa partecipare alle elezioni all'interno della coalizione del centrodestra. Questo piano, però, scatterà solo nel caso non si riesca a tenere insieme il Pdl. «Se il partito berluscononiano dovesse esplodere, allora scatterà una ricomposizione di tutto il centrodestra», racconta un deputato pidiellino, «e al prossimo appuntamento elettorale andrebbe una coalizione composta da diversi micro partiti: gli ex An, una componente cattolica guidata da Alfano e Casini, e i forzisti della prima ora». «Il quadro è realistico, ma è prematuro parlarne perché, se il Pdl tiene, non ci sarà bisogno di creare nuovi partiti», riflette sul tema un sen Il Cavaliere, dunque, nelle prossime settimane lavorerà per rafforzare il partito e il suo segretario, a partire dalle fondamenta, ovvero i congressi locali che porteranno, nella prossima primavera, al secondo congresso nazionale. Perché è proprio la sopravvivenza del suo partito a preoccuparlo di più. Meno pensieri, invece, gli dà la momentanea fine dell'alleanza con la Lega. «Il Bossi sulle barricate di queste ore fa parte di uno schema già visto, la contrapposizione col Pdl è un gioco delle parti che durerà lo spazio del governo Monti. Poi, quando si tornerà alle urne, il dialogo con Bossi, o forse è meglio dire tra Alfano e Maroni, riprenderà. Anche perché Pdl e Lega divisi hanno sempre perso», confida una fonte vicina al premier, assicurando che questo è anche il pensiero del Cav. Ancora non si sa se Berlusconi domani vedrà Umberto Bossi. Da via Bellerio non hanno confermato se e dove il Senatur e l'ex premier si incontreranno. Anzi, il modo in cui l'annuncio dell'incontro è stato strombazzato dal Cavaliere non è piaciuto affatto ai vertici del Carroccio. Per questo motivo è probabile che il faccia a faccia, se mai è stato in agenda, possa saltare. «Berlusconi per noi ora è come un veleno da cui dobbiamo disintossicarci: più gli stiamo lontano, meglio è. Poi, quando tornerà il momento di dialogare, ci risiederemo intorno al tavolo», sussurra un deputato leghista in Transatlantico. Questa, dunque, è la linea della Lega, senza che tutto ciò metta a rischio le alleanze negli enti locali. Ma il rapporto con la Lega tira in ballo anche il movimentismo formigoniano. Dopo l'annuncio della prossima visita del governatore lombardo alla sede del Carroccio, infatti, qualcuno intravede già un patto Formigoni-Lega che porterebbe il primo ad avere l'appoggio padano in caso di primarie di coalizione nel centrodestra, e il Carroccio con un'autostrada spianata verso la cima del Pirellone. Per questo le velleità del governatore lombardo stanno dividendo il Pdl. Con alcuni forzisti e buona parte della galassia ex An chiusi a riccio e altri “aperturisti”. Come Giorgio Stracquadanio, secondo cui Formigoni «è l'uomo giusto per tenere insieme Pdl, Lega e Udc». Ieri sera, intanto, come ai bei tempi (sembra trascorso un secolo e invece non era nemmeno un mese fa), Berlusconi ha riunito tutti i suoi ex ministri a Palazzo Grazioli per fare il punto della situazione. E per confermare la linea nei confronti del governo Monti: appoggio totale per senso di responsabilità, ma senza esporsi troppo sui provvedimenti.  di Gianluca Roselli

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