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L'onorevole rivolta per i vitalizi

Lo stop ai vitalizi agita il Palramento: molti, per salvare il privilegio, pensano di dimettersi prima della fine dell'anno

Lucia Esposito
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Lo stop ai vitalizi agita il Parlamento e scatena la protesta di alcuni deputati che a partire dal 1 gennaio del 2012 vedranno adeguare al metodo contributivo il loro trattamento pensionistico (gli stessi deputati, però, hanno già architettato un 'trucchetto' per sfuggire a quella che considerano una tagliola). A sollevare la questione in aula è stato il parlamentare Mario Pepe, ex Pdl, poi in forza ai 'Responsabili'. "Il governo riferisca a quest'Aula sull'incontro segreto tra i presidenti di Camera e Senato e il ministro del Lavoro", chiede Pepe riferendosi al vertice di ieri tra Gianfranco Fini, Renato Schifani e il ministro Elsa Fornero. "Si può risparmiare sulla politica - aggiunge Pepe - ma questa è la maniera più ingiusta".Gli sfoghi - Ma è in Transatlantico e a taccuini chiusi che lo sfogo dei parlamentari si fa sentire più forte. "La demagogia ha vinto, la politica potrà farla solo chi ha un grosso conto in banca", si sfoga un deputato del Pdl. "Io da libero professionista guadagnavo molto di più che da deputato - aggiunge un altro parlamentare - e chi me lo farà fare la prossima volta a lasciare tutto? Finirà che nella prossima legislatura farà politica solo chi può permettersi di lasciare la sua attività. Sarà un parlamento di ricchi, quella sì la vera casta. Ma io non potrò permettermelo di certo". E Nunzia Di Girolamo, deputata Pdl, chiede che anche gli ex parlamentari diano il loro contributo. L'escamotage - La protesta dei parlamentari ha alimentato la notizia di un possibile escamotage per evitare la 'tagliola' del 1 gennaio e quindi continuare ad andare in pensione con il regime attuale: dimissioni anticipate alla fine dell'anno. Ma le dimissioni di un parlamentare dovrebbero essere accolte dall'assemblea, spiega un parlamentare del Pd, che difficilmente sarebbe unanime nell'avallare decisioni del genere. I vertici delle istituzioni intanto difendono la scelta: "Abbiamo voluto dare un segnale al Paese ma anche al governo - dice Renato Schifani - il Parlamento è pronto a dare un segnale di sobrietà e rigore nel volersi adeguare già anticipatamente ai nuovi sistemi contributi per evitare che continui la polemica secondo cui ci sono dei privilegi inaccettabili. Per questo - aggiunge il presidente del Senato - abbiamo voluto dare un segnale alla vigilia di una manovra che si annuncia rigorosa nei confronti dei cittadini".    

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