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Il Cav: Lega Nord senza di me non ha alcuna speranza

Silvio: Vogliono rompere? Non ha senso. Ma Maroni ricorda: E' tutto finito. E i Colonnelli verdi s'arrabbiano: vuole trombare Bossi

Lucia Esposito
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Da una parte Silvio Berlusconi sottolinea che, senza di lui e senza il Pdl, la Lega Nord è un partito senza futuro. Dall'altra Bobo Maroni, sempre più 'pesante' all'interno del Carroccio, ricorda che con Silvio è tutto finito: ma gli altri colonnelli si arrabbiano, e accusano l'ex titolare del Viminale di voler far le scarpe a Umberto Bossi (leggi l'articolo di Matteo Pandini). Continua così la guerra fredda tra i due ex alleati di ferro. Segue l'articolo di Salvatore Dama. Botta: «La Lega rimarrà nostra alleata». Risposta: «L'alleanza è finita». Di nuovo botta: «Se andiamo disgiunti alle elezioni al Nord, perdiamo tutti i capiluogo di provincia». Ancora risposta: «Non sono nelle condizioni di dire se tra un anno Lega e Pdl saranno ancora alleati». Frammenti di dialogo (impossibile?) tra Silvio Berlusconi e Roberto Maroni. E adesso al Cavaliere è chiaro che non basterà l'abbraccio con Bossi («Lo vedrò venerdì pomeriggio, mi chiama tutti i giorni») per ricucire l'intesa con il Carroccio, messa tra parentesi dalla nascita del governo Monti. È Bobo l'osso più duro, cioè colui che tiene in mano il partito di via Bellerio. Ma, anche se in pubblico Maroni fa il difficile, Berlusconi è fiducioso. Ai suoi dice di stare tranquilli: «Senza di noi si condannano al suicidio politico, davvero pensate che vogliano rinunciare alla loro rete di potere locale correndo da soli? Dove vanno?». Concetti che l'ex premier ribadisce anche in pubblico, bollando come «insensata» un'eventuale scelta solitaria dei padani. Semmai ciò che preme di più a Silvio è non lasciare il campo libero alla Lega,  a oggi unica forza di opposizione all'esecutivo dei tecnici. Berlusconi si tiene la licenza di attaccare e criticare il governo, l'Europa e la moneta unica. Nega di lavorare a una lista sua, Silvio, ma assicura: «Preparerò una campagna elettorale straordinaria».   Non ora, non subito. Per il momento Berlusconi sta buono. In mattinata è stato al Quirinale con Gianni Letta, insieme hanno incontrato Monti e Napolitano. L'ex premier ha ribadito il sostegno al suo successore senza porre condizioni. Il Presidente della Repubblica avrebbe approfittato dell'occasione per chiedere più misura al Cavaliere nei commenti sul lavoro dei pm milanesi (il giorno prima aveva parlato di prescrizione certa del processo Mills). Napolitano sta lavorando a una pacificazione tra poteri dello Stato (guai a chiamarlo salvacondotto, però) e l'uomo di Arcore finora ha collaborato partecipando assiduamente alle udienze. Il clima, grazie all'intermediazione del Colle, è migliorato: allora che necessità c'è, si sono domandati al Quirinale,  di sottolineare un risultato oramai acquisito, ossia  la prescrizione del procedimento? Ecco. Perciò in serata, intervenendo alla presentazione del libro dell'ex Guardasigilli (con l'autore, Vespa e Maroni), Berlusconi ha tenuto il freno a mano tirato. «Mai detto di avere la golden share sul governo Monti». Anzi: «Se non io chi può capire le difficoltà di un esecutivo che si insedia». Silvio dice sì al ritorno dell'imposta sulla casa («Avevamo abolito l'Ici, ma con la Lega abbiamo individuato l'Imu, su questa possiamo discutere»), no alla patrimoniale e a una nuova legge elettorale. Difende la scelta del passo indientro e l'appoggio a Monti: «Se avessimo deciso di andare a votare, saremmo stati bombardati dalle accuse di aver fatto male al Paese e avremmo perso». È vero che «il governo tecnico è di per sé una negazione della democrazia», ma è stata «una decisione saggia e necessaria». Il Cavaliere non vuole solo votare le leggi del governo, continuerà a sostenere «la riforma della giustizia» e «la legge sulle intercettazioni»: la magistratura - è l'unico acuto tanto significativo quanto già sentito - «inquina la vita democratica».    Il futuro? Intanto «riprenderò la presidenza del Milan», annuncia. Poi Berlusconi rimane in campo come trascinatore del suo partito: «Con una campagna di comunicazione adeguata»,  allo scopo,  a Palazzo Grazioli, ieri è stato convocato Carlo Rossella, «potremmo recuperare i nostri voti finiti nell'area dell'astensione». Tutto a suo tempo, però. Adesso Silvio ha anche lo spazio  per godersi un po' la vita. Per fare cose, per andare al cinema: ieri sera era alla prima di “Midnight in Paris”, il nuovo film di Woody Allen al cinema Embassy. Unica nota stonata: la presenza di Carla Bruni nel cast degli attori protagonisti... di Salvatore Dama

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