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Patto Parigi-Roma-Berlino Occasione o fregatura?

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L'Italia è al centro della lotta per la sopravvivenza dell'euro. Accordo con Merkel e Sarkozy: soluzione o bidone?

Costanza Signorelli
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E' in corso la lotta per la sopravvivenza della moneta unica euoropea, che culminerà il prossimo vertice europeo dell'8 e 9 dicembre. Al centro dei giochi c'è l'Italia, chiusa tra i fuochi di Francia e Germania. Tra vertici e attriti Parigi, Berlino e Roma stanno lavorando per creare una nuova "unione della stabilità" al fine di rafforzare la disciplina di bilacio nell'eurozona. "Non sarà un patto a tre ma un patto per una nuova governance con veri regolatori e vere sanzioni,che dia veramente fiducia ai mercati (...) per un 'Europa molto più solida e con meccanismi di regolamentazioni virtuosi" ha garantito ieri la ministra del Bilancio francese, Valérie Pécresse. Eppure sono molti gli eventi negli ultimi tempi che fanno pensare ad una Francia ed una Germania che pensano solo ai propri interessi a discapito dell'Italia e degli altri paesi dell'Eurozona. Rimane dunque il dubbio se questo patto Parigi-Berlino-Roma sia una vera occasione per il nostro Paese o in realtà sia l'ennesima fregatura. Leggi di seguito l'articolo di Franco Bechis. Tè, pasticcini e qualche sorriso in più del passato, ma alla fine anche la missione diplomatica di Mario Monti ospitato a salotto dalla cancelliera Angela Merkel e dal presidente francese Nicolas Sarkozy non ha modificato di una virgola la realtà: l'Italia resta fuori dalla cabina di comando della Unione europea. Con uno sgarbo senza precedenti, rimandato Monti alle sue faccende nazionali, Sarkozy e la Merkel avrebbero siglato una misteriosa intesa per modificare i trattati europei. Ne ha riferito ieri la Bild on line, trovando pure conferma ufficiale da un portavoce del governo tedesco che ha solo cercato di minimizzare la portata dell'intesa.   Regole di ferro - Secondo le indiscrezioni l'idea della coppia franco-tedesca, spesso ribattezzata «Merkozy», è quella di sottoscrivere bilateralmente un nuovo Trattato di stabilità europea, a cui potranno essere via via aggiunte le firme degli altri paesi dell'Eurozona. Per l'adesione sarebbero previste condizioni di finanza pubblica assai più gravose di quelle dei trattati precedenti con poteri sanzionatori affidati alla commissione europea in caso di non rispetto. In cambio di queste regole rigide che fin dall'inizio separerebbero l'area dell'euro in due serie, la A dei paesi virtuosi, e la B dei paesi in difficoltà di bilancio, la Germania rimuoverebbe contemporaneamente il suo veto all'emissione di Eurobond da parte della Bce, pur continuando a vietare alla banca centrale europea un ruolo di prestatore di ultima istanza che la avvicinerebbe al modello della Federal Reserve. Secondo la Bild il piano Merkozy sarà presentato all'Eurogruppo fra l'8 e il 9 di dicembre prossimo, mutuerebbe la tecnica del Trattato di Schengen (cui aderirono i vari paesi un po' alla volta), con l'obiettivo di entrata in vigore almeno nella versione bilaterale già dal mese di gennaio 2012. L'idea della Merkel è in fondo semplice: utilizzare con il parametro del nuovo Trattato la forza d'assedio dei mercati per rendere più virtuosi gli altri paesi dell'area dell'euro, che oggi sono messi spalle al muro dalla speculazione. Secondo la cancelliera tedesca la crisi di questi ultimi due anni ha mostrato che quando la speculazione morde davvero, i paesi (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e anche Italia), iniziano a mettersi in riga davvero. Il rischio però è che passata la bufera si torni alla finanza pubblica precedente. Virtuosi per forza - Con il nuovo trattato a due velocità la Merkel vorrebbe sfruttare la speculazione come guerra continua alla scarsa virtuosità di chi governa gli altri paesi dell'area dell'Euro. Il contemporaneo sì agli Eurobond servirebbe come ancora di salvataggio al momento buono per evitare il default di un singolo paese e di conseguenza dell'intera area dell'Euro. Il piano Merkel peraltro è assai rischioso, perché la velocità della speculazione e dei mercati è mille volte superiore alla capacità di intervento dell'Unione europea e perfino della sua banca centrale. Ma è chiaro che un piano così è destinato a spogliare del tutto della propria autonomia di governo tutti i paesi dell'area Euro salvo appunto Germania e Francia. E non è detto che la diarchia poi possa funzionare a meraviglia: la virtuosità di Sarkozy non è esattamente da manuale, come prova il recente attacco ai titoli di Stato francesi che ne ha fatto schizzare il tasso di interesse verso l'alto. Di fronte alla diarchia al terzo paese fondatore della Ue, l'Italia, non resta che una strada da battere, per quanto impervia sia. Più che pasticcini con la Merkel, il premier italiano Monti dovrebbe prepararsi a bere casse di champagne in compagnia di Sarkozy e cercare di mettere sul piatto argomenti convincenti per spezzare o quanto meno ritardare il più possibile il matrimonio franco-tedesco. Rompere l'asse - In Francia e Germania il 2012 è un anno elettorale, e non è detto che sia Merkozy a rappresentare quei due paesi. Non è semplice provare a separare quell'asse che ha come sola fragilità un'intesa non meravigliosa fra i due protagonisti. Però è la sola carta che può giocarsi l'Italia di Monti, che potrebbe a buon diritto intestarsi la guida della possibile serie B dell'euro.  Riuscire a spezzare l'asse franco-tedesco, magari facendo ventilare alla Francia la leadership di una diversa Europa, è l'unica strada possibile per tentare di rovesciare la situazione e mettere alle corde la Germania. Perché i tedeschi hanno un evidente punto debole: il mercato naturale delle loro merci è quello europeo. Se si relegasse la Germania solitaria (fosse anche con qualche suo paese satellite) nell'area A dell'euro, sarebbe come condannarla a una sorta di supermarco che ne metterebbe in grave crisi le esportazioni e la bilancia dei pagamenti. È un'ipotesi difficile da perseguire, ma che sembra essere intuita in questi mesi dai mercati. Contropiede - Sembra questa la spiegazione di un attacco all'area dell'Euro che non ha precedenti, accompagnata però da una quotazione della moneta ancora forte e relativamente stabile rispetto al dollaro. Come se l'Euro oggi rappresentasse più l'area del Marco che l'Eurozona piena di ferite. Insomma, se è chiaro che la Germania sta cercando di mettere ko l'Italia, a Monti non resta che una sola possibilità: il contropiede. Per mettere fuori dall'Euro proprio i tedeschi. di Franco Bechis

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