Adesso il caso Strauss-Kahn diventa un siluro anti Sarkozy
La New York review of Books rilancia i dubbi e attacca il partito del presidente. Il segretario Copé minaccia querela
Chi ha incastrato Dominique Strauss-Kahn? L'ex di qualunque cosa della politica francese e della finanza internazionale è stato bruciato solo dalla sua intemperanza sessuale o qualcuno ha approfittato del suo appetito erotico smisurato per farlo inciampare? I sospetti saltarono fuori già dai primi giorni dell'inchiesta newyorchese per stupro di una cameriera, accusa che si dimostrò artefatta ma che condusse comunque DSK alle dimissioni dal vertice del Fondo monetario internazionale e poi alla rinuncia alla candidatura per le presidenziali francesi. Troppe cose non quadravano. Che Dominique fosse l'avversario più pericoloso per Sarkozy è un segreto di Pulcinella, però il nome del possibile mandante del trappolone non era mai stato fatto in modo troppo esplicito. Fino a ieri, quando Edward Epstein sulla “New York review of books” - il principale organo teorico dei radical chic americani, come lo definì Tom Wolfe - ha cercato di coinvolgere il presidente Sarkozy, o quanto meno il suo partito, nel complotto per castrare la gauche del suo elemento di punta. Epstein ha ricostruito quelle 20 ore di sabato 14 maggio in cui il direttore del Fmi finì in manette con l'accusa di aver stuprato Nafissatou Diallo. E ha messo in fila tutti i punti oscuri della vicenda. Dalla sua minuziosa analisi emergono due elementi: che DSK è stato messo all'angolo e che l'Ump e l'entourage di Sarkozy sono singolarmente coinvolti nella vicenda. Conclusioni che hanno subito innescato la risposta da Parigi: Jean-François Copé, segretario generale dei neogollisti, ha bollato come «congetture» quelle di Epstein e ha minacciato di far causa alla rivista. In effetti di prove non ce ne sono. E tuttavia i sospetti sono così forti che è interessante riportarli tutti. Il Blackberry. DSK viene informato la mattina del 14 maggio da un'amica che lavora temporaneamente alla sede dell'Ump che almeno uno dei messaggi di posta elettronica inviati dal suo telefono Blackberry è stato letto da qualcuno del partito di Sarkozy. Mentre è diretto verso l'aeroporto, Dominique si accorge che il suo Blackberry è sparito. Da quel momento, il telefono in questione non è più stato rinvenuto e anche il sistema Gps che permette di localizzare l'apparecchio è disattivato; circostanza che, a meno di un incidente, presuppone l'intervento di una persona molto esperta in fatto di tecnologia. Sempre secondo Epstein, gli ultimi dati trasmessi dal Gps dell'apparecchio suggeriscono che non sia mai uscito dal Sofitel. Una strana festa. Epstein, che ha avuto accesso ai video di sorveglianza del Sofitel, racconta di aver visionato un filmato che mostra un singolare scena: subito dopo la denuncia di stupro da parte della cameriera al servizio di sicurezza dell'albergo, due persone presenti alla deposizione, cioè il direttore dei servizi tecnici dell'albergo, Brian Yearwood e un uomo misterioso ancora non identificato, se ne vanno in una stanza appartata e si lasciano andare a straordinari festeggiamenti: si danno il cinque, si congratulano, battono le mani e festeggiano per ben tre minuti, prima di andare ad attendere l'arrivo della polizia. Ci sono dubbi anche sulla security dell'hotel: René-Georges Querry, direttore della sicurezza della catena Accor, a cui appartengono i Sofitel, in passato ha lavorato a stretto contatto con Ange Mancini, coordinatore dell'intelligence all'Eliseo. La camera 2820. Ultimo mistero: secondo i rilevamenti dell'utilizzo delle chiavi elettroniche del Sofitel, la Diallo è entrata varie volte nella camera 2820, situata sullo stesso piano della camera di DSK, prima e dopo il rapporto sessuale con lui. La donna aveva inizialmente nascosto agli inquirenti la sua presenza in questa camera. «Altre persone oltre a Diallo si trovavano nella camera 2820 durante e dopo l'incontro con Dsk?», si chiede Epstein, «Se così fosse, chi erano queste persone e che facevano? E perché Diallo ha smentito di essere entrata in questa camera?». Belle domande. di Giovanni Longoni