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Pronta la manovra da 28 miliardi: dentro ci sono solo tasse

Stangata di Natale: Ici sulla prima casa, revisione dei valori catastali, aumento dell'Iva. I dettagli noti solo a Bruxelles

Lucia Esposito
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Continuano a essere avvolte dal mistero e misteriosamente coperte dal massimo riservo le misure anticrisi del Governo. Ieri il consiglio dei ministri  «ha avviato la discussione per identificare il percorso operativo da intraprendere, nel più breve tempo possibile, per la definizione del pacchetto da adottare». Il premier Mario Monti prende tempo. Il professore della Bocconi delude, così, chi si aspettava un piano di azione shock per allontanare il Paese dalla tempesta perfetta. Ieri in Parlamento si è cominciato a parlare di una «manovra fantasma».   Un po' più seria, invece, la stangata arrivata ieri in serata da Fitch. L'agenzia di rating americana non scherza: l'Italia, dice, è già «in recessione». Nonostante le rassicurazioni incassate fuori dei nostri confini da Francia e Germania, i mercati non aspettano e in qualche modo sembrano non  fidarsi più di tanto del nuovo inquilino di palazzo Chigi. Il tempo passa, il debito pubblico soffre e i listini azionari bruciano decine di miliardi di euro. Sta di fatto che Monti  nei primi dieci giorni da capo dell'Esecutivo è stato costretto a dedicarsi più alla definizione di viceministri e sottosegretari (senza chiudere il cerchio) piuttosto che dare quella «scossa» all'economia e ai conti pubblici  attesa dopo l'uscita di scena di Silvio Berlusconi, lo scorso 12 novembre. Due cdm i in cinque giorni    e nessun provvedimento sulla crisi.  Il momento potrebbe arrivare tra il 7  e il 15 dicembre. Gli strumenti individuati per reperire le risorse sono essenzialmente fiscali: il ritorno dell'ici, la rivalutazione delle rendite catastali, l'aumento dell'iva e, forse, una mini patrimoniale. Oltre a una stretta antievasione con un tetto molto più basso all'utilizzo del contante. L'ipotesi più accreditata è che si parta con un pacchetto «casa», con il ritorno dell'ici sulle prime abitazioni  e la rimodulazione delle rendite catastali.  Per quanto riguarda l'aumento delle tasse sui consumi (iva) si parla di un ritocco dell'aliquota dal 21% al 23%. Due punti percentuali che dovrebbero generare 8-9 miliardi di euro sul fronte del gettito. Mentre le manovre sull'ici potrebbero portare da 3 a 5 miliardi nelle casse dello Stato. Denaro certamente  indispensabile per blindare le finanze pubbliche. La correzione necessaria si aggira sui 25-28 miliardi. In ogni caso Monti sembrerebbe   determinato ad affiancare al rigore  anche il sostegno alla crescita.  Quindi  il programma di riforme strutturali diventa decisivo. A partire da quelle che su sistema previdenziale e  mercato del lavoro. Ma pure   infrastrutture ed energia. L'Europa vigila e resta col fiato sul collo. Ieri il commissario europeo agli affari interni, Michel Barnier, si è intrattenuto a lungo con Monti. Un colloquio serrato, quello a Roma, durato oltre  due ore. Tuttavia il premier non ha potuto mettere sul tavolo nulla di concreto. Niente provvedimenti economici urgenti, insomma. Il faccia a faccia, così, è stato dedicato alla delicata questione della golden share, cioè i poteri speciali in mano allo Stato che impediscono le scalate ostili nelle società considerate strategiche: Eni, Enel, Finmeccanica, Snam Rete Gas e Telecom Italia. La questione va avanti da un pezzo e Monti si è ritrovato il dossier sulla sua scrivania. Bruxelles  ha mostrato il cartellino giallo e ha dato 30 giorni di tempo per risolvere il pasticcio. La questione delle golden share è particolarmente calda visto che il Governo potrebbe varare nuove privatizzazioni. L'ondata riguarderebbe le municipalizzate, con la progressiva uscita del pubblico dai servizi locali, stavolta senza la scialuppa delle azioni privilegiate. di Francesco De Dominicis twitter@DeDominicisF

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