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Napolitano ora come Silvio: "Giustizia, servono le riforme"

Giorgio si accorge che l'economiva viene uccisa dal carrozzone della giustizia, così chiede di "combattere le inefficienze"

Andrea Tempestini
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Giorgio Napolitano, il giorno dopo aver strigliato le toghe invocando un "valido codice deontologico per affermare il necessario rigore nel costume e nei comportamenti dei magistrati", ritorna sull'argomento. Questa volta il Capo dello Stato invoca "riforme incisive e di ampio respiro". La richiesta è arrivata in un telegramma inviato alla settima conferenza nazionale dell'Avvocatura. Secondo il Quirinale, "nell'attuale fase di difficoltà per il consolidamento degli equilibri della finanza pubblica e per il conseguimento di un elevato ritmo di crescita economica, la modernizzazione del sistema giustizia costituisce obiettivo indifferibile imposto sia dall'esigenza di assicurare al cittadino procedure giudiziare di ragionevole durata sia dalle gravi conseguenze che le odierne inefficenze comportano per la competitività del Paese". Giorgio come Silvio - Le richieste di Napolitano, insomma, ricalcano quelle avanzate per un'intera carriera politica da Berlusconi: anche il Capo dello Stato si è accorto che la macchina giudiziaria è un carrozzone che procede a passo di tartaruga creando gravi disagi alle aziene e sfavorendo l'insediamento di società estere, gravate da toghe e burocrazia. Così Napolitano invoca riforme di ampia portata "che razionalizzino l'organizzazione giudiziaria, snelliscano i processi, assicurino la certezza del diritto e corrispondano alle esigenze collettive di sicurezza".

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