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Santoro attacca ancora il Cav: "Mediaset mi cita per danni"

Il Biscione cita il teletribuno che accusa la società di averlo boicottato sul passaggio a La7. Michele ossessionato da Silvio

Andrea Tempestini
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Senza di lui non ci sa stare, e se non si tratta della persona - Silvio Berlusconi -, Michele Santoro deve tirare in ballo almeno la sua azienda, Mediaset. Il teletribuno nella puntata di Servizio Pubblico di giovedì 24 novembre ha iniziato la puntata con una dose massiccia di populismo condita dalla canzone di Venditti 'In questo mondo di ladri'. Quindi il pippone introduttivo in cui la vittima Santoro si martirizza in diretta televisiva. "Ho ricevuto una citazione per danni da Mediaset perché io ho parlato in un'intervista di conflitto di interessi". Michele ha poi aggiunto che "la citazione arriva dopo che Berlusconi ha chiesto a Masi di chiudere Annozero, dopo che siamo stati cacciati dalla Rai, dopo che le porte de La7 si sono chiuse e dopo che il Tg5 ha detto che gli attentati ai ripetitori in Trentino praticamente ce li eravamo fatti da soli". Per dirla tutta, sui ripetitori aveva detto qualcosa di molto simile anche Alessandro Sortino nella trasmissione condotta dall'ex braccio destro di Santoro, Corrado Formigli. Ma torniamo al teletribuno, che nel suo monologo iniziale ricorda come, anche senza Berlusconi, "parlare del conflitto d'interessi in questo Paese è molto complicato. Soprattutto - sospirava - parlare di tv è complicato". Guarda il video su LiberoTv: L'ira di Santoro. Non sa stare senza il Cav Cosa diceva della Rai... - Forse per Santoro è altrettanto complicato ricostruire con esattezza la sua carriera professionale. Tutti ricordano infatti quello che pensava di quella Rai da cui dice di essere stato cacciato (anche se, in verità, le trattative con Viale Mazzini per una nuova trasmissione erano proseguite a lungo, e certo non sulla base di quel misero euro che il telemartire chiese per andare in onda). Al Fatto Quotidiano, Santoro, spiegò che in Rai "mi sentivo assediato tra regole, regolette, codicilli, pseudogaranti, partiti dappertutto. Orami questo sistematico abuso di potere costruito da interessi estranei e confliggenti con quelli rella Rai emerge da tutte le inchieste". Ecco cosa pensava Santoro della televisione pubblica, un pensiero che si è dimenticato di omettere nell'introduzione alla puntata dello scorso giovedì. Nell'intervista al Fatto addiruttura concludeva: "Mi sono ribellato a quella gabbia: c'è la possibilità di lavorare liberamente altrove?". Una persona che si libera da una gabbia, fino a prova contraria, non è stata cacciata. Le spiegazioni di Mediaset - Vi è poi il capitolo La7. Nel monologo introduttivo, quando Santoro afferma che "le porte de La7 si sono chiuse" lascia intendere, come aveva lasciato intendere nei mesi scorsi, quelli della trattativa, che quelle porte sarebbero state chiuse da qualcuno che non lo voleva più vedere in tv. E il teletribuno lo aveva detto senza mezzi termini chi fosse, secondo lui, ad aver chiuso le porte: Mediaset, ovviamente. Ovvero la sua ossessione: Silvio Berlusconi. Ed è infatti per questa vicenda che il Biscione ha intrapreso vie legali contro Santoro. Le ragioni sono state specificate dall'azienda stessa: "L'azione è stata avviata per un punto specifico: in particolare nei confronti della parte in cui Santoro afferma che Mediaset ha esercitato pressioni su Telecom (editore de La7, ndr) per impedire che lui stesso andasse a La7, facendo saltare un accordo già siglato con l'ad della rete Giovanni Stella. Circostanza smentita dallo stesso Stella e non vera". Le voci di corridoio, nei giorni della trattativa con Stella, raccontavano che l'ad avesse troncato il rapporto con Santoro perché il conduttore aveva tirato troppo la corda. Ma per Michele la verità è una e una soltanto: il colpevole è sempre Mediaset, il colpevole è sempre Silvio Berlusconi.

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