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Il terrore si diffonde nel Pd: "Aiutateci, è tornato Veltroni"

Rossi, presidente della Toscana, chiede a Uolter e D'Alema di ritirarsi. Cresca la componente contraria al governo Monti

Andrea Tempestini
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"Veltroni è uno che il Pd l'ha pure costruito, ma dovrebbe capire che ora è arrivato il momento di farsi da parte. Aveva detto che sarebbe andato in Africa... Ma anche D'Alema dovrebbe capire che un'epoca si è chiusa: probabimlente avrà dei ruoli internazionali, però basta". La firma in calce alle dichiarazioni è quella del presidente (Pd) della Toscana, Enrico Rossi, che ha detto la sua nel corso della trasmissione radiofonica Un giorno da percora di giovedì 24 novembre. Che cosa se ne evince? Un paio di cose. Il Partito Democratico è sempre identico a se stesso, addirittura identico a quei vecchi Ds di cui ancora conserva matrice ma soprattutto nomenklatura. La seconda, il ritorno in auge di Baffetto e Uolter l'africano terrorizza intere fette di Democrats. Guerra aperta - La diarchia Veltroni-D'Alema è uno dei primi nodi che il derelitto Pd deve sciogliere. Negli ultimi giorni si è affacciata anche la 'richiesta di dimissioni' al segretario Pier Luigi Bersani, presentata per interposta persona, ovvero attraverso quello Stefano Fassina, suo braccio destro, che non va giù all'ala liberal del partito rappresentata dal giuslavorista Pietro Ichino. Il Pd, insomma, è già in pienissima fase congressuale, alla ricerca del leader perduto, alla ricerca di quel Santo Graal che per la sinistra probabilmente non esiste. La guerra fratricida in seno al Pd, ammesso che fosse mai terminata, è ripresa a pieno regime, e la prospettiva di un governo Monti in carica fino al 2013 non fa altro che far lievitare esponenzialmente le possibilità di frantumazione della creatura democratica (in cui, nonostante le dichiarazioni di facciata, cresce anche la componente contraria all'esecutivo tecnico).

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