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Tremonti prova a farsi il partito Raccoglie solo due di picche

Il fu superministro pensa a un gruppo parlamentare fuori dal Pdl: una decina di onorevoli rifiutano. Tensione sui congressi

Andrea Tempestini
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Il cellulare che squilla. Compare un nome che il display aveva dimenticato: Tremonti. Erano mesi. Forse anni. «Pvonto», la voce inconfondibile dell'ex ministro dell'Economia. Portatrice di una novità bella grossa. Un piano: uscire dal Popolo della Libertà e costituire un gruppo parlamentare autonomo. Un polo di tremontiani guidato dal Professore. Da capo della sua componente parlamentare - è l'idea di Giulio - l'ex superministro avrà la possibilità di sedere al tavolo dei leader quando si tratterà di avviare la costituente dei moderati. Non fa una piega.  E chiarisce anche perché l'economista abbia tanto insistito per  essere inserito nella delegazione dei politici italiani che parteciperà al congresso del Ppe a Marsiglia. Lui, che è di formazione politica socialista.    Domanda: chi sono i venti deputati tremontiani, soglia minima per mettersi in proprio a Montecitorio? Giulio ha sondato gli onorevoli amici, poco meno di una decina. Poi contava di coinvolgere  alcuni deputati azzurri transitati coi responsabili per ragioni tecniche (mettere in piedi il gruppo di Popolo e Territorio) e i vari Antonione, Gava, Destro, Pittelli. Ossia gli ultimi che, in ordine di tempo, hanno abbandonato il Pdl costringendo Silvio Berlusconi alle dimissioni. Ma l'operazione s'è fermata al primo step, visto che gli amici di Tremonti sono stati i primi a bocciargli l'idea della scissione, cercando anzi di dissuaderlo dal suo intendimento. Tutto fermo. L'unico che continua ad agitarsi, e da un po' di giorni, è l'ex ministro. Avrebbe chiesto (lui smentisce) di aderire alla Lega Nord, ricevendo la porta in faccia da Maroni («È un amico, ma non è un leghista»). Quindi la tentazione di mettersi in proprio, non assecondata per mancanza di seguito sufficiente. Tremonti a parte, nel Pdl le acque sono parecchio agitate. Gira voce di un possibile imminente addio di Stefania Craxi, diretta verso il terzo polo. Ma c'è anche chi rimane nel partitone azzurro in forma critica. E sono coloro che non hanno digerito il sostegno al governo Monti: gli ex An, ma non solo loro. Ieri a via dell'Umiltà c'è stata una movimentata riunione con i coordinatori regionale del Pdl. L'argomento erano i congressi provinciali, poi però la discussione è scivolata sull'esecutivo tecnico: insostenibile - si sono infervorati molti coordinatori regionali  - se dovesse reintrodurre l'Ici, sebbene travestita da Imu: «Con che faccia poi torniamo dai nostri elettori?». Qualcun altro ha addirittura adombrato un sospetto sul Quirinale: la legge sulla cittadinanza (sollecitata da Napolitano l'altro giorno) come «merce di scambio» offerta al Pd per il sì alla riforma del mercato del lavoro. «E noi a mani vuote!». Peggio, solo fregature. L'altro argomento che fa litigare le anime del Pdl sono i congressi. L'obiettivo è arrivarci con una sola mozione congressuale ed evitare scontri fratricidi, accordandosi prima su ticket che prevedano, a livello locale, delle guide duali: un presidente ex Forza Italia e un vice vicario ex An. O viceversa. Ma in alcune città (è il caso di Napoli) le fratture sembrano insanabili e si andrà alla conta. L'ultima questione è sul congresso nazionale. Si farà, sì, perché l'ha detto Berlusconi. Ma non c'è un regolamento congressuale, non è previsto che i congressi provinciali eleggano i delegati all'assise nazionale. Alfano  accelera: «Si parte a dicembre», scrive su Twitter. E  in conferenza stampa spiega: «Il nostro programma resta invariato nonostante il grandissimo numero di iscritti», circa un milione, anche se ci sono ritardi nella registrazione delle 350mila tessere del Lazio. «Apriremo la stagione dei congressi che si concluderà con quello nazionale a primavera». Circa l'incompatibilità tra cariche di partito e cariche elettive, il segretario spiega: «È un principio anatomico, una persona non può occupare due poltrone». E sul governo: «Useremo il periodo in cui c'è l'esecutivo di emergenza nazionale per lavorare alla costituente dei moderati, porteremo una nostra proposta al congresso del Ppe di Marsiglia». Il nuovo nome del Pdl, annuncia Alfano, «sarà il traguardo del congresso nazionale». Come l'uso delle primarie «per la scelta dei candidati a ogni livello». di Salvatore Dama

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