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Balle Fini colto sul fatto querela e non spiega Sul pulmino blu ha mentito anche al governo

A Brunetta che andava a caccia di sprechi la Camera rispose di non avere auto di proprietà: una bugia

Andrea Tempestini
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Il pulmino blu della Camera dei deputati fino a ieri era ufficialmente un fantasma nell'autorimessa di Montecitorio. Solo la rivelazione di Libero sull'utilizzo del presidente della Camera Gianfranco Fini anche per attività meno istituzionali (week end familiari e immersioni subacquee), lo ha fatto improvvisamente riemergere dai flutti in cui era stato sommerso. Per ben due volte in questi tre anni il presidente della Camera ha nascosto l'esistenza del pulmino blu al Formez che per conto del ministro dell'Innovazione e Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, stava censendo tutte le auto di servizio delle istituzioni pubbliche. Nelle risposte al questionario ufficiale sia nel 2009 che nel 2010 la Camera dei deputati ha affermato di non avere alcun automezzo di proprietà: né auto di rappresentanza (le cosiddette blu-blu), né auto di servizio (blu), né semplici auto a disposizione (le cosiddette auto grigie). Nel 2009 Fini ha dichiarato di avere due superauto blu a sua disposizione e 19 di servizio, ma tutte rigorosamente di proprietà altrui (in leasing, noleggio, affitto o comodato). Nel 2010 stessa dichiarazione, con un auto blu in meno: erano 18. In entrambi i casi una menzogna. Buona per coprire proprio l'esistenza del misterioso pulmino blu. Ieri mattina a chi ha chiesto notizie del Lancia Phedra utilizzato da Fini di cui aveva riferito Libero in prima pagina, è stato risposto che non era possibile averne le caratteristiche perché era a disposizione della scorta del presidente della Camera. Alle 13.45 chi scrive è andato a farsi un giro in via della Missione, dove ci sono i parcheggi auto dei deputati e anche quelli delle auto di servizio. In effetti del pulmino blu nessun segno in mezzo alle auto di servizio (qualche Audi, una Mercedes, tante Volskwagen a nolo). Ma nel parcheggio a fianco, dove lasciano auto personali deputati e alcuni dipendenti della Camera, eccolo sbucare fuori. A pochi metri dalla Bmw di Alessandro Ruben e dalla Mercedes di Anna Maria Formisano, ecco il misterioso Van, il pulmino blu dai vetri oscurati di cui è stata celata gelosamente e misteriosamente l'esistenza. LA BUGIA Lo fotografo con il telefonino, prendo il numero di targa e attraverso il portale delle banche dati dei giornalisti faccio una verifica al Pubblico registro automobilistico. Il Lancia Phedra è stato immatricolato il 15 giugno 2005, sei giorni dopo è stato emesso il certificato di proprietà per chi l'aveva comprato e tuttora ne risulta proprietario: «Amministrazione della Camera dei deputati - Pa - Roma, via della Missione 8». Non c'è dubbio. La Camera è proprietaria del pulmino blu. Resta da chiedersi perché abbia nascosto questa verità al censimento ufficiale delle auto di servizio, e chissà se la bugia è servita solo a nascondere un pulmino blu che imbarazzava o se è di proporzioni più larghe e altri automezzi sono stati nascosti. Dopo tante bugie ieri la presidenza della Camera è stata costretta a dire una mezza verità. Il portavoce di Fini, annunciando querela nei confronti del sottoscritto e di Libero per le «affermazioni diffamatorie», è stato per la prima volta in tre anni costretto ad ammettere l'esistenza del Van blu di proprietà, sostenendo di averlo dato a disposizione per propri usi all'ispettorato di polizia della Camera, e che quindi ogni eventuale modifica all'autovettura (sedili smontati etc), sarebbe stata disposta da poliziotti e non da Fini, che nega naturalmente di avere mai utilizzato il mezzo a fini privati, tanto meno nei week end trasportando giochi da bambini e bombole per le immersioni. Ben venga naturalmente la querela, di fronte a qualsiasi tribunale della Repubblica italiana. Che non potrà fare altro che confermare il diritto di cronaca costituzionalmente garantito di fronte alla mole di prove documentali che il cronista produrrà su ogni singola parola scritta negli articoli ritenuti diffamatori. Avendo il cronista una certa esperienza giudiziaria (126 querele respinte e vinte, l'ultima l'altro ieri con assoluzione «perché il fatto non costituisce reato» da causa promossa da Vincenzo Visco), proporrebbe al presidente Fini di chiedere una corsia preferenziale (un rito abbreviatissimo) in modo da potere essere assolto dalla sua accusa il prima possibile. di Franco Bechis

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