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Mario, 'signor tasse': tante imposte, poca crescita. Il bluff di Natale

Il premier: manovra entro l'8 dicembre: in arrivo la mazzata. Acconto Irpef: 3 miliardi da pagare a giugno

Giulio Bucchi
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Mario Monti a Strasburgo con in tasca un desiderio: accelerare sulle misure anti-crisi, da approvare in Parlamento entro l'8 dicembre. Difficile, perché ci sono da convincere i leader italiani e quelli stranieri. Con i primi, da Alfano a Bersani, si incontrerà nei prossimi giorni (anche per risolvere il nodo sottosegretari). Con i secondi, Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, l'appuntamento è per oggi. Ma la verifica più importante, neanche a dirlo, è quella dei mercati. Che non aspettano e non accettano scuse, basta vedere il mezzo terremoto di mercoledì. Vogliono fatti e probabilmente quelli annunciati dal premier non vanno bene. Il cattivo esempio - L'idea di Monti, per ora, è una sola: più tasse, a cominciare dall'Ici, per tamponare il problema del debito nato negli anni Ottanta, quelli del Pentapartito. Come ricorda il direttore di Libero Maurizio Belpietro nell'editoriale in edicola oggi, giovedì 24 novembre, fino al 1985 la pressione fiscale era al di sotto del 35% del Pil, su 100 lire prodotte solo 35 andavano al Fisco. Nel 1993, cioè appena otto anni dopo, la pressione fiscale era già al 43%. Più le tasse si sono fatte pesanti e più il debito è cresciuto. L'economia ha rallentato, le spese hanno invece accelerato. Risultato? Il rapporto tra debito e Pil è passato dal 60% del 1982 al 120% del 1994. In dodici anni è dunque raddoppiato, con l'aggiunta di una crescita ferma o quasi. Ecco perché la ricetta "tasse più tasse" rischia di essere non un pannicello caldo per il malato grave, ma un velo funebre sulle speranze dell'Italia. Il bluff di Natale - Tra le ultime novità, il tanto reclamizzato decreto che prevede il pagamento entro fine novembre del solo 82% dell'acconto Irpef dovuto per il 2011. Una boccata d'ossigeno strombazzata a favore di circa 7 milioni di contribuenti (404 euro pro capite), ma nasconde naturalmente la fregatura: il governo non può regalare soldi, semplicemente posticipa il pagamento del rimanente 17%  (3 miliardi di euro) a giugno del 2012. Un modo per provare a incrementare i consumi in occasione delle ferie di Natale, un'iniezione di liquidità già prevista dal governo Berlusconi e dall'ex ministro Tremonti nel luglio 2010. Resta la questione dei 24 miliardi di euro richiesti dall'Europa, una manovrina correttiva da approvare in tutta urgenza.

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