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Milan-Barça, match da leggenda Le mosse per il ko a Guardiola

Champions da sogno a San Siro: si gioca per il primato nel girone. Ad Allegri servono tre punti: il mister scommette su Pato

Andrea Tempestini
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Prestigio, primato, questioni personali, stasera l'erba del Meazza sarà ancora più verde per Milan-Barcellona, partido atteso da mesi. «È una notte da sogno», gongola Allegri, «bisognerà fare una partita molto buona sotto l'aspetto tecnico, di grande intensità e, dietro, ancora migliore rispetto all'andata». Migliore significa vincere, non c'è via d'uscita. Servono tre punti, ormai lo sanno anche i sassi, e per dare scacco ai re il diavolo ha a disposizione dieci mosse. 1) Ibra. «Quando aveva il mal di pancia gli ho dato il Maalox, stavolta gli darò il Valium», ha ironizzato Allegri, che conta enormemente sulla voglia di rivincita del «signor Ibrahimovic» sul'odiato Guardiola (che invece lo incensa), prima volta contro dopo il polemico divorzio. È la serata ideale per dimostrare (finalmente) che anche in Europa Zlatan sa essere Zlatan. 2) Pato. Rientrato a Firenze, in 20 minuti è stato un terremoto. Possibile che il mister lo faccia partire dalla panca, riservandoselo come arma letale: in ogni caso, il Papero c'è. 3) Boateng. Riposato (dalle due giornate di squalifica in campionato),  riprogrammato, il Boa là in mezzo può essere il crac. 4) Nesta e Thiago Silva. Difesa al top, la migliore sulla carta. All'andata non crollò, stasera dovrà superarsi. 5) Stato di forma: ottimo. Semaforo verde, bioritmi al massimo. Le 5 vittorie di fila e il pari con la Fiorentina (match dominato, non vinto causa temporanea sterilità: ma senza quel guardalinee...) sono frutto di una valida condizione atletica e mentale, connubio indispensabile per battere Messi. 6) Voglia di riscatto. È obbligatoria, per tradizione e soprattutto dopo la «lezione di calcio» subìta all'andata, parole di Silvio Berlusconi che hanno smascherato il 2-2 per quello che realmente è stato: due lampi di grande Milan prima e dopo 90 minuti di Barça, troppo lezioso nei momenti chiave e perciò punito. 7) Svolta mentale. Vincere contro «la squadra più forte del mondo» (ieri lo hanno ripetuto in venti, che palle) aprirebbe un mondo, un'iniezione di nitroglicerina, come se Wile Coyote riuscisse a mettere in padella Beep Beep. Sai che libidine? 8) Iniesta e la maledizione Meazza. Ovvio che ci sono anche gli avversari. Anzi, “non” ci sono. Iniesta, il cervello, l'hombre mundial è fuori per guai fisici, per lui San Siro è stregato: non c'era alla resa dei conti con Mourinho e l'Inter nel 2010, non ci sarà stasera. I ricambi sono fantasmagorici, ma insomma il titolare è lui. Qualcosa vorrà dire. 9) Assenze pesanti. Il Barça non è al 100%, mancano altri uomini chiave, Adriano e specialmente Dani Alves (squalificato), il treno della fascia destra che aveva messo alle corde Zambrotta. Pep si affida a Puyol che non ha certo le stesse caratteristiche (benché faccia guadagnare in equilibrio e forza difensiva). Allegri ci ha sicuramente lavorato su. 10) San Siro. Stracolmo, entusiasta, esaurito e spinta inesauribile: il meglio. Quanto manca? di Tommaso Lorenzini

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