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Una manovra da 24 miliardi Quanto vi costerà la casa

L'Europa chiede una correzione pari all'1,5 % del Pil. Evasione e pensioni hanno tempi d'incasso lunghi: meglio puntare su Ici e Iva

Lucia Esposito
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Entro venerdì, massimo sabato prossimo, i tecnici di via XX Settembre saranno in grado di consegnare al neo presidente del Consiglio, Mario Monti, la revisione integrale della spesa pubblica (spending review). Insieme alla due diligence sui conti pubblici. E proprio queste analisi consentiranno al governo di farsi un'idea aggiornata dello stato dei conti e dell'effettiva necessità di cassa per arrivare nel 2013 al pareggio di bilancio.  Secondo gli sherpa del Fondo monetario internazionale e dell'Unione europea - che stanno spulciando i conti italiani dopo i nuovi picchi del differenziale Btp/Bund e l'ulteriore rallentamento del Pil - per centrare l'obiettivo servirà, entro dicembre, una correzione dei conti pari a 1-1,5 punti di Pil. Il che tradotto vuol dire che Monti deve trovare a breve circa 24 miliardi per far quadrare i conti. Tra nuove entrate e tagli alla spesa. E considerando che i presunti e ventilati proventi della lotta all'evasione non possono dare certezza di gettito (l'Agenzia dell'Entrate punta per il 2011 a 11 miliardi di incasso), logico attendersi misure certe di prelievo che possano tranquillizzare i signori dei conti di Bruxelles e Washington. E i mercati. Batosta sul mattone E qui si torna ai provvedimenti per fare cassa. Di «scelte dolorose» ha parlato Monti e di «equità». Ma servono quattrini sonanti subito e quindi gli interventi sono limitati. L'Ici (inglobata nella nuova Imu), insieme alla revisione (soft) delle rendite catastali potrebbe far affluire nelle casse dei Comuni dai 3,5 ai 9 miliardi a seconda di quanto si calcherà la mano (con la rivalutazione), e di quali soglie di esenzione verranno applicate (reddito, disabili e figli a carico, unica proprietà, valore dell'immobile). Un bancomat di prelievo fiscale certo. Non a caso il direttore generale di Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni - presentando ieri a Parigi il “Financial Stability Report” - ha messo le mani avanti: «L'Italia è l'unico grande Paese senza una tassa sulla prima casa e una reintroduzione dell'Ici per l'abitazione principale è una delle vie utili per recuperare l'evasione fiscale». Sarà una coincidenza ma giusto lunedì sera il neogovernatore, Ignazio Visco, si è incontrato a tarda sera con Monti a Palazzo Chigi. Visco - già ad agosto - aveva evidenziato l'anomalia italiana in audizione parlamentare. Legittimo immaginare che si sia parlato anche del ventilato intervento sull'Ici. La reazione di Confedilizia Il timore delle associazioni di categoria (Confedilizia, Federproprietà, Uppi, Arpe) è che a furia di parlarne si riesca a far passare il messaggio che le tasse sulla casa non esistano. Confedilizia parla sarcasticamente di  «tassator cortesi»  e avverte che «la patrimoniale darebbe il colpo di grazia ad un settore che è già pressoché azzerato dalla tassazione erariale e locale». Per il presidente nazionale di Federproprietà, Massimo Anderson «è bene ricordare che sulla casa già gravano una decina di imposte diverse e che da qui al 2015 altre ne arriveranno». Anderson ha chiesto a Monti un incontro ma ci spera poco. Il Centro Studi dell'Associazione proprietà edilizia (Arpe, circa 300mila soci in Italia) ha elaborato per Libero una simulazione di quanto verrebbe a costare al proprietario di 100 metri quadri l'innalzamento degli estimi catastali. Un bel salasso che potrebbe colpire oltre il 70% degli italiani, vale a dire tutti quelli che al Catasto risultano proprietari. Senza contare che un inasprimento della tassazione sugli immobili - sempre secondo le associazioni di categoria - potrebbe portare ad un ulteriore rallentamento nelle compravendite e nel settore delle costruzioni, già praticamente disastrato dall'inizio della crisi globale.  Il  “Bancomat” Iva L'altra leva di drenaggio allo studio potrebbe essere quella dell'ennesima revisione dell'Iva. Portando l'Iva al 22 (forse anche 23%) e aggiornando di un 1% quella oggi al 10%, si potrebbero incassare oltre 6 miliardi. Il dato è certo in quanto la manovra di agosto - che ha innalzato di un punto l'Iva al 20% -  prevede un gettito di 4,2 miliardi. Ma il rischio è di deprimere i consumi penalizzando anche quelli delle fasce di garanzia (con aliquota al 10%). E poi c'è il capitolo patrimoniale. Un'imposta sui patrimoni (non solo immobiliari), incontra la timida apertura della Lega. Luca Zaia, ex ministro dell'Agricoltura e governatore del Veneto che la preferirebbe alla riedizione dell'Ici. L'ex collega del Viminale, Roberto Maroni, crede invece che la nuova super maggioranza si impantanerà nei veti incrociati, mentre piovono ipotesi e proposte. Una cosa è certa: Monti ha fretta. Lo ha detto e ripetuto ieri a Bruxelles. Non appena il “Prof” avrà il quadro completo il governo si muoverà. Le pensioni - e la revisione di quelle di anzianità tanto care alla Lega - troveranno spazio ma prima bisognerà trovare un accordo con i sindacati. E poi non danno un gettito immediato, ma risparmi sulla lunga distanza. di Antonio Castro

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