Cerca
Cerca
+

Fiat mette ko sindacato rosso Contratto Marchionne per tutti

Modello Pomigliano per tutti. Il Lingotto ha annunciato la disdetta dal 1° gennaio 2012 delle prassi collettive. Rabbia Fiom

Giulio Bucchi
  • a
  • a
  • a

Fiat ha annunciato ai sindacati la disdetta dal primo gennaio 2012, per gli stabilimenti auto, di tutti gli "accordi sindacali e delle prassi collettive in atto" e si rende disponibile a "promuovere incontri finalizzati a realizzare accordi uguali e migliorativi rispetto a questa". Questo il contenuto della comunicazione inviata dall'azienda ai sindacati.  La società guidata dall'ad Sergio Marchionne conferma di fatto la linea di smarcamento: uscendo da Confindustria, la Fiat si tira fuori automaticamente anche dalle contrattazioni collettive scegliendo la strada delle trattative "personalizzate", di stabilimento in stabilimento. In sostanza il modello Pomigliano verrà esteso a tutti gli stabilimenti del Lingotto. Landini: "Estremismo sindacale" - Nella missiva inviata alle rappresentanze sindacali Fiat rassicura circa la disponibilità a valutare "le conseguenze del recesso" e sulla "eventuale predisposizione di nuove intese collettive". Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomi Fismic, ha commentato: "Entro il 31 dicembre bisogna realizzare il contratto auto. Era già un impegno, ora è urgente e pressante". La Fiom, da par suo, continua nella lotta barricadera: "Estendere l'accordo di Pomigliano a tutti i 72mila lavoratori del gruppo Fiat non vuol dire solo estendere un brutto accordo - ha commentato il segretario del sindacato dei metalmeccanici, Maurizio Landini -, ma porta a modificare la natura stessa dell'organizzazione sindacale. Si passa infatti a una fase di sindacato aziendale e corporativo". Lo stesso Landini ha poi annunciato che "stiamo raccogliendo ciò che accade nel gruppo Fiat in un dossier perché vogliamo presentare un libro bianco che arrivi in Parlamento con la costituzione di una commissione parlamentare che ci ascolti. Ciò che sta avvenendo è un tragico ritorno agli anni '50 peggiorato dalla violazione delle costituzioni delle leggi e dei contratti". Il segretario della Fiom non si è fatto problemi a parlare "dell'estremismo sindacale della Fiat" come un modo modo per proteggersi "dall'assenza di investimenti". Cremaschi: "Fascismo aziendalistico" - Durissima anche la presa di posizione di Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, secondo il quale quella di Marchionne è una precisa scelta politica. "La Fiat - ha commentato -, a conclusione del percorso iniziato un anno e mezzo fa a Pomigliano liquida le libertà costituzionali dei lavoratori i tutto il gruppo e apre la via all'estensione di un brutale autoritarismo padronale in tutte le aziende. Bisogna fermare questo disegno che porta a un vero e proprio fascismo aziendalistico". Fim: "La Fiom sigli gli accordi" - Scontate le reazioni negative alla decisione di Fiat di Antonio Di Pietro e Nichi Vendola, si registra il parere differente del segretario nazionale della Fim, Bruno Vitali, secondo il quale "la disdetta mette il Lingotto in condizione di forza. Ora dobbiamo aprire un tavolo di trattativa in tempi brevissimi con l'obiettivo di arrivare ad un contratto più sostanzioso, più ricco per i lavoratori". Vitali si è poi rivolto alla Fiom: "Se non cambia idea e non firma gli accordi sindacali si chiama fuori da sola. Conoscono anche loro molto bene lo Statuto dei lavoratori. Sarebbe meglio perciò sporcarsi le mani e stare in gioco. Ma dubito che lo faranno, non avendolo già fatto. Questo purtroppo sarà foriero di confusione, mentre a noi serve chiarezza". Il testo della lettera Fiat - "In vista di un riassetto e di una armonizzazione delle discipline contrattuali collettive aziendali e territoriali che si sono succedute nel tempo e nell'ottica di renderle coerenti e compatibili con condizioni di competitività ed efficienza vi   comunichiamo il recesso a far data dal 1 gennaio 2012 da tutti i contratti applicati nel gruppo Fiat e da tutti gli altri contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti, compresi quelli che comprendono una clausola di rinnovo alla scadenza - per i quali la  presente vale anche come espressa disdetta - nonchè da ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto. Al riguardo riportiamo a titolo esemplificativo ma non esaustivo, in calce alla presente, gli estremi delle principali intese sopra citate. Saranno promossi incontri finalizzati a valutare le conseguenze del recesso ed eventualmente alla predisposizione di nuove  intese collettive aventi ad oggetto le tematiche sindacali e del lavoro di rilievo aziendale con l'obiettivo di assicurare trattamenti individuali complessivamente analoghi o migliorativi rispetto alle precedenti normative".

Dai blog