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Sulla prima casa già 9 tasse Mancava soltanto l'Ici

Dopo Irpef, tributi di scopo e addizionali, Monti studia anche l'imposta progressiva sull'abitazione. E vai con la stangata

Giulio Bucchi
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Sarà, probabilmente, uno di quegli atti che il neo presidente del Consiglio ha definito «decisioni non facili e gradevoli» per gli italiani. «Non facili» solo dal punto di vista politico, perché nulla è più semplice che riportare in vita una tassa, come l'Ici, che venne soppressa sulla prima casa solo qualche anno fa. Sgradevole di sicuro, visto il livello di tassazione che i contribuenti (o meglio quelli che  pagano già le tasse), sono obbligati a ingoiare. Spinto dalla locomotiva della crisi degli spread e dal rallentamento economico, il governo Monti si appresta a mettere in piedi l'ennesima manovra. E nulla è più facile e sicuro che prelevare quattrini dal bene principe delle famiglie italiane. La «tassa più odiosa», tolta da Berlusconi negli anni passati sulla prima casa, rifà capolino nel bel mezzo della contabilità disastrata. È un bancomat sicuro, che consentirà ai sindaci di riprendere fiato. Queste, ad ora, le certezze. Ora bisognerà vedere chi, come e quanto si pagherà per il balzello sui metri quadri. C'è chi vorrebbe agganciare all'Imposta comunale sugli immobili anche la revisione degli estimi catastali. Secondo l'Agenzia del Territorio il valore degli immobili  (fiscalmente parlando) sarebbe di soli 1.640 miliardi di euro. Non viene infatti aggiornato dal 1990. Ma nel mezzo degli ultimi 20 anni la rivalutazione del mattone è esplosa. E così oggi il vero valore di mercato viene stimato intorno ai 5.442 miliardi di euro. Il triplo di quanto dichiarato al fisco. Ma il dato eclatante è che sul vecchio valore si pagano le imposte. Una rivalutazione - magari soft del 10 0 20%  - è da tempo nell'aria. Gli addetti ai lavori annusano i movimenti dei tecnici che ieri sono stati impegnati a sfornare simulazioni. Non è un caso che Monti - dopo essere stato qualche ora a Palazzo Chigi, edificio deserto per il week end - sia salito in macchina e con una volata abbia raggiunto l'altro ufficio a via XX Settembre, al ministero dell'Economia, dova ha mantenuto l'interim. È una delicata alchimia quella di rimettere mano all'Ici coniugando «rigore ad equità», come ha promesso il Professore. Il che tradotto per noi poveri studenti, possessori di immobili senza trust di protezione fiscale, vuol dire pagherà di più chi ha di più. In metriquadri, in immobili in zone di pregio, in numero di locali. L'idea che balena è di un intervento a tenaglia: più Ici, anche sulla prima casa, tenendo conto anche del reddito, del nucleo familiare, di altri beni posseduti. Alle associazioni che rappresentano la proprietà immobiliare la posologia fiscale risulta indigesta. Confedilizia sta già lavorando a studi e comparazioni per rispondere a quanti (a cominciare da  Bankitalia), accreditano come «più leggero» il sistema di tassazione dei beni immobili nel raffronto europeo. La stima è di portare a casa almeno 3,5 miliardi. Ma agendo sulle leve della rivalutazione il bottino potrebbe essere moto più consistente: anche 9 miliardi se necessario. Il bancomat funziona bene, ma fa infuriare. di Antonio Castro

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