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Tasse, prima casa, lavoro e tagli alla casta: il discorso integrale del nuovo premier

Monti chiede la fiducia al Senato: "Politche d'emergenza all'altezza della crisi. Crescita e modernizzazione"

Giulio Bucchi
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Rigore, crescita ed equità. Mario Monti esordisce da premier al Senato e mette in chiaro le linee guida del suo nuovo governo. Ringraziamenti per tutti e una promessa agli italiani, non esplicita ma prevedibile: saranno mazzate, soprattutto in caso di fallimento. A Palazzo Madama che lo accoglie con 17 applausi ("Vi consiglio di ascoltare", scherza Monti), parla per 44 minuti ringraziando il presidente Giorgio Napolitano e regalando un "pensiero rispettoso e cordiale" al suo predecessore Berlusconi. Quindi, dopo aver assicurato un governo di impegno nazionale e in difesa del parlamento, illustra i due punti sostanziali del programma: politica d'emergenza volta alla sostenibilità delle casse pubbliche e a ridare fiducia alla crescita da un lato, e progetto di modernizzazione delle strutture economiche e sociali, dare opportunità a imprese, donne, giovani in quadro di coesione sociale e territoriale. Leggi il discorso integrale di Mario Monti Guarda il videocommento di Franco Bechis su LiberoTv: "Monti sembra quasi il Pdl del 2008" Situazione difficilissima - "Spero - è l'augurio del tecnico Monti - che il mio governo e io potremo contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente i cittadini e le istituzioni alla politica". Lo chiede una situazione, sottolineerà in chiusura di discorso, "difficilissima, difficilissima. Altrimenti non sarei qui". E allora bisogna fare in fretta: "Nelle prossime settimane valuteremo la necessità di ulteriori provvedimenti correttivi, oltre quelli contenuti nella lettera indirizzata all'Unione europea cui daremo piena attuazione nell'immediato". Tagli a casta e province - Per uscire dall'impasse, Monti snocciola tre parole chiave: "Rigore, crescita ed equità". "Bisogna far leva sul rigore e sull'equità, le riforme più saranno eque più saranno efficaci". La priorità, dunque, è "risanare il debito" anche attraverso il "riconoscimento del valore delle autonomie territoriali" (per cui Monti ha assunto "le competenze degli affari regionali", ndr). Primo passo, lotta agli sprechi con "interventi per contenere i costi delle cariche elettive, usando il criterio della sobrietà". Tagli alla casta, dunque, e controllo dei conti: "Avvierò subito una spending review del fondo unico della presidenza del Consiglio dei ministri". E tagli agli enti inutili: "Il riordino delle province può essere disposto con legge ordinaria - ha spiegato il premier - mentre con la modifica costituzionale si potrà compleatre il processo fino alla completa eliminazione". L'obiettivo è il pareggio di bilancio, il cui controllo potrebbe essere affidato "ad autorità indipendenti" per "chiarire responsabilità dei singoli livelli di governo". Lotta all'evasione e tasse - Quindi una "lotta all'evasione fiscale e all'illegalità" che servirà ad "abbassare la soglia dell'uso del contante, aumentare il gettito dello Stato e abbattere le aliquote", riducendo "in maniera incisiva il peso per i contribuenti". Legato all'evasione è il capitolo tasse. "L'esenzione dall'Ici delle abitazioni principali è una anomalia del nostro ordinamento", ha sottolineato Monti anticipando il riesame "del peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare". Pensioni - Sul risparmio pubblico peserà, e tanto, la riforma previdenziale. "Il nostro sistema pensionistico rimane caratterizzato da ampie disparità di trattamento, tra fasce d'età e categorie, con alcune aree di privilegi". Anche se, aggiunge Monti, "quello italiano è tra i più sostenibili d'Europa". Rischia l'Eurozona - Lo scenario in cui si muoverà il nuovo governo è l'Europa, i cui vincoli Monti non considera "imposizioni". "Non c'è un loro e un noi. L'Europa siamo noi". E salvare l'Italia, significherà salvare l'Eurozona oltre che le tasche degli italiani. "Se falliremo, la spontanea evoluzione della crisi ci sottoporrà tutti, ma soprattutto le fasce deboli a condizioni ben più dure. La crisi che stiamo vivendo è internazionale, ma l'Italia ne ha risentito in maniera particolare". Un'eventuale fine dell'euro, avverte Monti, "disgregherebbe il mercato unico, le sue regole, le sue istituzioni, ci porterebbe al livello degli anni '50". Lavoro e crescita - Rigore da un lato. Sviluppo dall'altro. Compatibilmente con gli equilibri di bilancio, è necessario "avviare una riforma sistematica degli ammortizzatori sociali" perché la crisi deve essere superata "cercando di evitare le angosce che accompanano questi passaggi". Lavoro, per Monti, significa giovani: "Dobbiamo eliminare i vincoli che impediscono di sfruttare le loro potenzialità dei giovani. La mobilità è la nostra alleata: mobilità sociale e geografica". Per questo, "con il consenso delle parti sociali, dovranno essere riformate le istituzioni del mercato del lavoro per allontanarci da un mercato duale dove alcuni sono fin troppo tutelati e altri sono privi di tutele". In cantiere anche sgravi per quelle imprese che investiranno sulle donne, altro fattore di coesione e benessere sociale. Insomma, senza la crescita il rigore non basta: "Dobbiamo convincere i mercati che abbiamo imboccato la strada della riduzione durevole del rapporto debito pubblico/Pil e che per raggiungere questo obiettivo abbiamo tre priorità: rigore di bilancio, crescita, equità".

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