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E Obama scivola sulla patata... Però è tutta colpa della moglie

Dal Congresso no alla legge per introdurre frutta e verdura nelle mense scolastiche come vorrebbe la consorte Michelle

Andrea Tempestini
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Barack Obama subisce un piccolo ma significativo colpo in Congresso, scivolando sulle patate. Lunedì il Congresso degli Stati Uniti ha bocciato una proposta di legge del dipartimento all'Agricoltura che puntava a ridurre il consumo del tubero a scuola e per la prima volta in quindici anni avrebbe apportato modifiche al sistema delle mense scolastiche, un business da 11 miliardi di dollari all'anno. L'obiettivo della riforma era ridurre l'obesità infantile, la grande battaglia della first lady Michelle Obama, che per sostenere l'alimentazione sana è arrivata persino a coltivare un orto alla Casa Bianca. Per raggiungerlo il dipartimento all'Agricoltura intendeva ridurre il consumo di patate, mais, piselli verdi e fagiolini in tutte le mense scolastiche del Paese, per promuovere quello di altri tipi di frutta e verdura, fra cui pesche, mele, spinaci e broccoli. L'amministrazione inoltre proponeva di dimezzare la quantità di sodio nei pasti entro i prossimi dieci anni. Le Camere hanno però bloccato i fondi per portare avanti la riforma, che sarebbe costata 6,8 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni, oltre a 14 centesimi in più a pasto. Obama, con al fianco una batteria composta dai maggiori esperti in materia nutrizionale, era un grande sostenitore della proposta ma in Congresso la vittoria è stata dei produttori di patate, l'alimento che avrebbe subito i tagli maggiori, e con loro delle grandi aziende alimentari, che secondo il New York Times sarebbero arrivate a spendere circa 5,6 milioni di dollari per fare attività di lobby contro la proposta di legge. Per il dipartimento all'Agricoltura limitare il consumo di patate sarebbe stato un modo per «avvicinare gli studenti a nuove verdure» più sane, ma aziende come CocaCola, Del Monte Foods e Schwan, produttore di pizza surgelata, sostenevano che le nuove norme avrebbero aumentato i costi delle mense e imposto ai ragazzi cibo che poi avrebbero buttato via. «È una vergogna che il Congresso sia più interessato a proteggere le aziende che la salute dei bambini», commenta al New York Times Margo Wootan, direttore delle politiche nutrizionali al Center for Science in The Public Interest, organizzazione di ricerca no profit. Grandi difensori della patata, prodotta in grande quantità nei rispettivi collegi elettorali, sono stati i senatori Susan Collins, repubblicana moderata del Maine e pedina fondamentale per Barack Obama nell'approvazione delle sue grandi riforme, e Mark Udall, democratico del Colorado. Secondo Collins, cresciuta raccogliendo il tubero, la legge avrebbe proibito di servire ai ragazzi nell'arco della stessa settimana un piatto di mais e uno di patate. «Le intenzioni del dipartimento di migliorare la qualità delle mense scolastiche erano buone», spiegava all'indomani del voto in Senato, «ma in questo caso si sono spinti troppo in là». Tutto può essere fritto, «il problema non sono le patate, ma come sono preparate», sosteneva invece Udall. Per Obama si tratta dunque di una nuova sconfitta, dolorosa perché arrivata in materia alimentare, il campo di battaglia della moglie. Infatti: e ora chi lo dice a Michelle? di Andrea Marinelli

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