Agnelli e la Juve a muso duro: tirano un tavolo contro Moratti
Dal botta e risposta Coni-bianconeri un quasi-accordo: ci sarà un incontro di pace con Moratti per lo scudetto del 2006?
Nel film “Regalo di Natale” (Abatantuono, Carlo delle Piane e altri fenomeni della recitazione diretti da Pupi Avati: buona visione) la storia si sviluppa attorno a un tavolo da poker. Funziona così: tutti pensano di essere più furbi degli altri. Non sveliamo il finale, ma il colpo di scena è dietro l'angolo e a un bel punto si scopre chi è il “pollo” (perché un “pollo” c'è sempre). Nel giorno in cui il calcio italiano apparecchia il fantomatico “tavolo della pace”, la premessa è d'obbligo, perché siam convinti che come nel film di Pupi, anche in questo caso c'è chi rischia di fare una brutta fine. Al banchetto saranno presenti (si prega di evitare cori da stadio): il presidente del Coni Gianni Petrucci (oleee), il patron inviperito Gianni Agnelli (oleee), il numero dell'Inter Massimo Moratti (oleee), il nuovo ministro dello Sport Piero Gnudi (oleee), figure di secondo piano (oleee), imbucati vari. Ora: lo chiamano tavolo della pace, ma ai più pare evidente che - quando e se sarà organizzata la mega riunione galattica - qualcuno ci lascerà le penne per la legge non scritta del “se due parti si detestano è più facile che provino a fregarsi vicendevolmente piuttosto che decidano di brindare a un accordo impossibile”. Scopriamo le carte. Petrucci s'è rotto i santissimi di Agnelli, delle sue richieste milionarie e lo ammonisce da par suo: «Piantala o son cavoli tuoi». Non che il presidente del Coni abbia detto così, ma questa è la traduzione becera che ci viene in mente dopo averlo ascoltato. La replica di Agnelli però è subdola e sopraffina: non risponde come tanti s'aspettavano («Col cavolo! Facciamo la guerra e non l'amore!»), ma sorprende tutti con un accomodante «siam pronti a venire incontro all'amico Petrucci, è giunta l'ora di trovarci tutti quanti per parlare e bla bla bla». Nel frattempo Moratti tace perché ha capito che «qui gatta ci cova». Parliamoci chiaro: il “piano Agnelli” sta prendendo forma. Prima chiedeva gli scudetti, poi i quattrini, ora - pare - si accontenta di un tavolo dove chiacchierare amabilmente per trovare punti d'incontro. La verità è che a furia di urlare «voglio» e ricevere sportellate in faccia (ultimi gli auto-definiti “incompetenti” del Tnas) il patron bianconero ha ottenuto un risultato: uno dei “poltronissima” dello sport azzurro s'è svegliato ed è disposto a incontrarlo e se lo incontra alla fine qualcosa gli dovrà pur concedere no? Tocca solo capire “cosa”. I quattrini (centinaia di milioncini di euro)? Figuriamoci, a Palazzo son più taccagni di Paperon de Paperoni e non intendono scucire un euro. La revoca dello scudetto 2006 all'Inter? Forse. «Ma come - dicon tutti quanti - l'ordinamento sportivo ha sentenziato che quel titulo non si tocca». Vero, così è, ma da qui non si scappa. Se Petrucci si siede al tavolo dev'essere disposto a concedere qualcosa, perché se concede qualcosa molto probabilmente Agnelli rinuncerà all'indennizzo multimilionario, ma se quel “qualcosa” finisce per intaccare i colori nerazzurri allora il rischio è che Moratti si faccia venire un'ulcera fulminante. Ieri il patron campione del mondo in carica è stato accomodante con Petrucci («sono dalla sua parte, se apparecchia il tavolo io ci vado») e ha ignorato Agnelli. La verità? Farebbe volentieri a meno di sedersi vicino a quello che definì “Giovin Signore” proprio perché sa che ha solo da perderci. Ma oggi tutti quanti siamo più buoni e vogliamo credere che il tavolone porterà alla pace tra interisti, juventini e Palazzo del calcio. Possibile? Si, ma occhio a fare la fine del “pollo”... di Fabrizio Biasin