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La Ue suona un nuovo allarme Debito tedesco? E' un guaio

Dubbi su Berlino. Juncker, il numero uno dell'Eurogruppo parla chiaro: "Pure la Germania della Merkel ora rischia"

Andrea Tempestini
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A furia di guardare le crepe a casa degli altri, Angela Merkel non si è accorta di avere una voragine nella propria. A farglielo notare ci ha pensato Lean-Claude Juncker, premier lussemburghese e presidente dell'Eurogruppo. Ieri, mentre la cancelliera tedesca salutava il neo primo ministro greco Papademos con un pistolotto sulla gravità della crisi di Atene, Junker assestava un sonoro ceffone a Berlino sostenendo che il debito pubblico tedesco è a livelli così elevati da essere preoccupanti. Non solo. Ha anche detto che, occupati come sono a dispensare consigli economici a destra e a manca, gli amici teutonici sembrano non rendersi conto del problema. La Germania, prima economia europea, non può permettersi di barcollare. Se lo fa, tutto il Vecchio continente se ne va a ramengo.  Così Junker ha preferito dare la sveglia alla cancelliera di ferro, prima che sia troppo tardi. «Considero il livello del debito tedesco una fonte di preoccupazione», ha dichiarato Junker in un'intervista pubblicata su General-Anzeiger. «La Germania ha debiti più elevati della Spagna, il fatto è che a Berlino nessuno se ne vuole accorgere». Il presidente dell'Eurogruppo l'ha buttata anche sul piano caratteriale: «I tedeschi pensano di essere gli unici europei a lavorare mentre gli altri sono fannulloni. Non è così», ha detto.  La Merkel però è tutta concentrata a ridisegnare le competenze di Bruxelles,  perché, dicono i maligni, si sta preparando a traslocare da quelle parti. E, ancora ieri, ha chiesto una modifica dei trattati europei che ne rafforzi i poteri di sorveglianza sui bilanci nazionali; per arrivare all'obiettivo, si è detta disposta a cedere parte della sovranità della Germania. Ieri la superbia tedesca ha superato i confini dell'euro ed è riuscita a fare infuriare persino Londra. Volker Kauder, uno dei più stretti alleati di Angela Merkel, se l'è presa con il Regno Unito accusandolo di egoismo per il suo netto rifiuto della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che nella City è stata definita «un proiettile rivolto al cuore di Londra». Apriti cielo. Se in Inghilterra il partito degli euroscettici è già ben nutrito, la tirata d'orecchi di Kauder  ha provocato una levata di scudi senza precedenti. Si è scomodato persino il primo ministro David Cameron: «L'attuale crisi finanziaria costituisce un'opportunità per riprendersi un po' dei poteri ceduti a Bruxelles, ridisegnando l'Unione europea in senso meno rigido», ha detto pubblicamente. Non contenti, i tedeschi sono tornati anche sullo spinoso tema dell'acquisto dei titoli pubblici  parte della Bce: la Banca centrale  non può risolvere i problemi dell'eurozona, ha detto  la Merkel. Ma lei sì. di Antonio Spampinato

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