Silvio: "Monti l'ho in mano io". Ma lo paragona a Maradona
Cav: "Sì al governo ma la democrazia è sospesa. Staccheremo la spina quando vogliamo". Accoglienza "da Diego a Napoli"
Il governo Monti ha i giorni contati. "Durerà il necessario per attuare tutte le misure anti crisi ma poi si tornerà subito al voto". L'appoggio di Silvio Berlusconi a Mario Monti è deciso - l'ex premier non nasconde la sua "stima" per il nuovo presidente del Consiglio, "siamo in buona mani" - ma l'appoggio non è privo di condizioni. Così, al netto della fiducia accordata a Monti, il Cavaliere mette i suoi paletti: non solo vita breve per il nuovo governo ma anche fedeltà al programma di Monti, che dovrà ricalcare quello del governo Berlusconi. "No alla patrimoniale e no a qualsiasi manovra depressiva". E ancora: "Andiamo avanti con la riforma della giustizia e delle intercettazioni. Serve anche la riforma del fisco", ha sostenuto l'ex premier parlando ai senatori del Pdl a Palazzo Madama". Poi arriva l'attacco diretto al nuovo esecutivo: il governo Monti rappresenta una "sospensione certamente negativa della democrazia. La decisione finale ci è stata praticamente imposta, con i tempi voluti dal presidente della Repubblica". Una cosa, però, il Cav l'ha dovuta riconoscere: l'accoglienza calorosa di Palazzo Madama. "Sembrava Maradona a Napoli", ha detto l'ex premier ai suoi prima di precisare che nemmeno El Pibe però riusciva a vincere le partite da solo. "Evviva il Cav, è simpatico". Ecco cosa diceva Monti di Silvio La linea del Cav - Berlusconi detta così la linea ai suoi: "Voteremo i provvedimenti decidendo volta per volta e spingeremo per fare quelli che avevamo noi in cantiere". E sulla patrimoniale non manca di sottolineare, ancora una volta, la massima contrarietà: "Fa calare il valore degli immobili del 15-20% come accaduto in Francia che l'ha fatta". Poi un rammarico: "Dicevano che eravamo causa dei problemi in Borsa e adesso è come prima". Dopo aver fissato i paletti, il Cav conferma la sua stima nei confronti del nuovo premier, in scia a quel "senso di responsabilità" più volte citato negli ultimi giorni. Così berlusconi rivela ai suoi che lui stesso aveva proposto Monti come premier del centrodestra, e che al professore di Varese avrebbe offerto anche il dicastero dell'Economia. Uniti con la Lega - Quindi il Cav ha parlato di alleanze. "Dobbiamo restare uniti alla Lega. Vi chiedo di individuare alcuni senatori che facciano da 'ufficiali di collegamento' con loro. È vero che decide il leader, ma è importante parlare e confrontarsi con i loro senatori". Berlusconi ricorda che "quando la Lega va da sola, senza di noi, perde voti". Se si andasse al voto oggi ci sarebbe "l'incognita del terzo polo, l'incognita di Casini. Ma non vi preoccupate: faremo ragionare il ragazzo al momento giusto, con le buone o le cattive...". Non possiamo lasciare il Paese alla sinistra. E poi a chi? A Di Pietro, Vendola e Bersani. "Gli italiani non sono così cretini da dare il voto a questi qua". "Siamo oltre il 27%" - Le ultime frasi di Berlusconi si discostano dal solco tracciato dalle precedenti, in cui il Cavaliere si era mostrato più conciliante. "Siamo in buone mani", aveva spiegato, e aveva aggiunto che il Pdl averebbe avuto un atteggiamento collaborativo nei confronti di Monti. Anche in precedenza aveva comunque sottolineato che il Pdl manteneva la maggioranza al Senato, e che "siamo noi ad avere in mano il pallino. Staccheremo la spina quando lo riterremo opportuno". Belrusoconi non vuole che vada perso il lavoro fatto finora: "Costituiremo un governo ombra. I ministri uscenti devono continuare a lavorare alle deleghe che avevano finora, monitorando l'azione dei propri successori". Poi si è occupato del Pdl e, parlando con Angelino Alfano, ha detto: "Siamo come un'azienda politica che deve conquistare il mercato". Quindi l'ex premier aveva aggiunto che "il Pdl non deve mollare perché è oltre il 27%", mentre la fiducia nei confronti di Berlusconi sarebbe oltre il 35%: cifre che rendono possibile una rimonta elettoarale.