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Borse e spread negano fiducia Mercati tiepidi dopo le nomine

Monti e Napolitano dormivano e Piazza Affari soffriva. Ma anche dopo i nomi il trend non cambia. Sale ancora lo spread

Lucia Esposito
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Ultimo colpo di coda, ultimo ritardo sul ritardo. La lista dei ministri di Mario Monti doveva arrivare alle undici e mezza ma i tempi si sono nuovamente allungati: il toto-dicasteri ha trovato la sua conclusione soltanto poco prima delle 14. Che costa stavano facendo Giorgio Napolitano e il professor Monti?, ci si chiedeva. L'ipotesi più probabile suggeriva che fossero in corso le ultime trattative sui nomi. Risultato: Borse e spread erano in altalena. Piazza Affari era partita lenta, per poi guadagnare oltre 1,5 punti percentuali mentre il premier incaricato saliva le scale per l'incontro con il capo dello Stato. Poi l'entusiasmo scemava e la Borsa tornava negativa. Così, dopo la nomina dei ministri, Milano tentava il rimbalzo e il paniere principale Ftse Mib riacquistava terreno, virava in positivo, per poi calare nuovamente e lottare con la parita. Intorno alle 14 sia il Ftse Mib sia l'All Share erano in parità assoluta. A fine giornata Piazza Affari ha chiuso con un lieve rialzo: l'indice Ftse Mib aveva guadagnato lo 0,80%, mentre il complessivo All Share lo 0,77 per cento. Lo spread - Effetti più positivi, dopo l'annuncio del pacchetto di nomine, si sono visti sullo spread, il differenziale rispetto al Bund tedesco che misura il livello di rischio dei Btp italiani. Lo spread era in altalena, e danzava intorno a quota 500 per poi salire fino a 532 punti base. Dopo le nomine un repentino calo fino a 520 punti, mentre il rendimento dei titoli a 10 anni rimaneva di un 0,3% superiore ai 7 punti percentuali. Poi però una nuova impennata, con il differenziale fino a 540 punti base. Alla fine lo spread tra il btp e il bund tedesco in chiusura si è fermato a 519 punti, mentre il rendimento del decennale si è attestato di nuovo sulla soglia critica del 7 per cento.

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