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L'interesse privato del premier Soldi pubblici alla Bocconi

Nel '91 Monti pressava Spadolini per fare arrivare denari all'ateneo. Ci riuscì e ancora oggi lo Stato paga

Costanza Signorelli
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Il nuovo presidente del Consiglio dei ministri, Mario Monti, non è un neofita di Palazzo. Conosce da tempo bene i meccanismi delle commissioni parlamentari, e come si sfrutta ogni pertugio della politica, sia pure vedendo il tutto dall'altra parte della barricata. Dagli archivi politici del Senato della Repubblica emerge una storia di molti anni fa- era l'estate 1991- finora inedita, in grado però di mettere in luce una personalità inedita del futuro premier italiano. All'epoca Monti era il rettore della Bocconi, e anche se non è cosa che si inserisce in curriculum, un magnifico lobbista degli interessi della università privata che ha rappresentato gran parte della sua vita professionale. Lobbista di alto bordo, naturalmente. Monti non era tipo da trattare con l'ultimo dei peones: solo con i leader della politica. Pochi sanno però che fu grazie alla sua attività lobbistica di quel periodo che la Bocconi, come la Cattolica di Milano e pochi altri istituti, si portarono a casa un finanziamento pubblico che nel 1991 fu di 87 miliardi di vecchie lire, dal 1992 di 127 miliardi di vecchie e tutt'oggi esiste: nel 2010 ammontava a 89,1 milioni di euro. Ad assegnare quei fondi pubblici fu la legge 29 luglio 1991, n. 243 sull'ordinamento e finanziamento delle Università statali legalmente riconosciute. All'epoca non erano tante quelle a cui una legge precedente (quella del 7 agosto 1990) aveva concesso l'autorizzazione a rilasciare titoli di studio universitari aventi valore legale per la totalità dei corsi di studio. C'erano la Cattolica, lo Iulm, la Bocconi, la Luiss (non ancora intitolata alla memoria di Guido Carli) e poche altre. Tutte avevano naturalmente interesse a quella legge, che con una certa generosità concedeva fondi pubblici a istituti universitari la cui iscrizione già costava agli studenti assai più delle tasse pagate per gli atenei pubblici. Ma a conquistare quella legge fu proprio Monti, che ottenne anche un privilegio che era raro all'epoca come oggi: l'approvazione assai rapida senza mai passare in aula né al Senato né a Montecitorio, grazie all'unanimità in seduta legislativa nelle commissioni Istruzione dei due rami del Parlamento. Traccia di quella attività lobbistica di Monti si trova fra le carte e le minute conservate nell'archivio di Giovanni Spadolini, che all'epoca era presidente del Senato. Fra quelle c'è una bozza di lettera da inviare a Monti il 16 luglio 1991: “Caro rettore, sono intervenuto stamane su Andreatta prima del voto, che è stato positivo, in commissione. Non ci sono state quindi difficoltà sul piano del bilancio e entro domani il provvedimento sarà licenziato”. La minuta è stata poi corretta a penna dallo stesso Spadolini, che ha voluto cancellare il riferimento alle “difficoltà sul piano del bilancio”, e ha chiosato a mano con “Ancora affettuosi saluti” e la sua firma. Il testo corretto è stato quello poi realmente inviato e quindi ricevuto dal professore Monti. Quel giorno in effetti la legge che stanziava i fondi anche per la Bocconi aveva rischiato di incagliarsi proprio nella commissione Bilancio che era presieduta da Nino Andreatta. La telefonata fattagli da Spadolini su richiesta dello stesso Monti ha evidentemente disinnescato la possibile trappola che stava ordendo parte dell'ex pci. Il 1991 era un anno assai difficile per la finanza pubblica (l'anno dopo toccò a Giuliano Amato la cura drastica), e certo qualche problema c'era a rendere permanente un finanziamento da 127 miliardi di lire all'anno alle università private. Che ci fossero problemi emerge per altro da una seconda lettera di Spadolini a Monti, quella del 23 luglio 1991, giorno dell'approvazione dei finanziamenti a Bocconi, Cattolica & c. “Caro Monti”, scrisse Spadolini, “Le do una buona notizia: dopo ulteriori difficoltà sollevate la settimana scorsa dalla Sinistra indipendente, il disegno di legge sulle Università libere è passato definitivamente stamane in sede deliberante presso la commissione istruzione ed è quindi diventato legge. La prego di darne comunicazione al rettore della Cattolica, perché penso che nessuno provvederà a questa funzione che giustamente tocca a un laico”. Soldi ottenuti, missione compiuta. Grazie a Monti ancora nel 2010 la Bocconi ha graziosamente ottenuto dallo Stato circa 15 milioni di euro. di Fosca Bincher

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