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Soldi, tituli e minacce: Agnelli rompiballe per tornare a vincere

La domanda che preme come un emicrania: che cosa vuole la Juventus? A cosa punta veramente? Agli scudetti? Biasin

Andrea Tempestini
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La questione è complessa come un Cubo di Rubik nelle mani di un daltonico. Di più: è intricata, piena di sfaccettature, di “questo che attacca quell'altro per punire quell'altro ancora”. Soprattutto, la questione, ha un filo stracciato i maroni, ma del resto bisogna comprendere la voglia del gruppo X (juventini), di ottenere giustizia nei confronti del gruppo Y (palazzo del calcio), alla faccia di quelli del gruppo Z (interisti) che a detta degli X l'hanno scampata per miracolo. Ma la domanda che preme come emicrania a grappoli il giorno del primo appuntamento è la seguente: cosa vuole la Juve? A cosa punta veramente Agnelli (o Elkann? O tutti e due?). Agli scudetti?, al vil denaro?, allo scalpo di Moggi?, a quello di Moratti?, a quello di Moggi e Moratti insieme?, alla cassa della Figc?, alla poltrona in pelle umana di Abete?, a tutte le precedenti?, a nessuna delle precedenti? In fondo dai e dai il discorso è sempre lo stesso: più Agnelli insiste a chiedere roba, più dall'altra parte si alza un muro, più Andrea si fa cattivo, più la Juve torna a sembrare quella di dieci anni fa: antipatica ai più e, quindi, vincente. Vuol davvero centinaia e centinaia di milioni da Figc e Inter, l'Agnelli? Spera davvero che qualcuno lo segua in questa avventura brancaleonesca? Non ci crediamo, son troppo intelligenti a Torino per pensare che basta dire “dateci” perché dall'altra parte ti rispondano “prendetevi”. La verità, forse, è che Agnelli (o Elkann, o tutti e due) ha capito che per entrare nel cuore dei tifosi si possono (e devono) fare due cose. 1) Costruire una squadra vincente, perché se non vinci sul campo il resto conta nulla. 2) Battere il dente sul nervo scoperto più doloroso della storia bianconera: quello relativo ai fatti del 2006. E se al punto 1 pensano i vari Marotta e Conte, il 2 è tutta una questione di rotture di scatole, tribunali e scartoffie che Andreino (da par suo) sta portando avanti neanche fosse Gollum alla ricerca dell'anello. Vige la legge del vu-cumprà sulla spiaggia: tu dici 100, io rispondo 10,  spesso si chiude a 50 e tutti son felici. Tradotto in agnellese: io chiedo la restituzione degli scudetti 28 e 29, qualche centinaio di milioni, un tostapane, due vasi cinesi, la mountain bike con cambio Shimano e qualcosa alla fine mi resterà pur attaccata. Rimane solo una questione da dirimere, più complicata del rapporto Brooke-Ridge-Taylor della celebre saga Beautiful. La raccontiamo tutta d'un fiato: la Juve rivuole gli scudetti e qualche centinaio di milioni perché Moggi al processo di Napoli ha scoperto che anche l'Inter a suo tempo ci provava e non è stata penalizzata solo perché i fatti son caduti in prescrizione (respiro). La Juve però si dissocia da Moggi che è stato condannato in primo grado dal giudice Casoria (respiro). La stessa Juve in ogni caso non chiede risarcimento a Big Luciano perché a guardar bene sarebbe come rubare dal proprio portafogli (respiro). La Signora, in pratica, si dissocia dall'uomo che la può rendere milionaria. E li chiamano Agnelli... di Fabrizio Biasin

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